La vedova affritta

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Giuseppe Gioachino Belli

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La curiosità (1835) La morte de Tuta
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835

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LA VEDOVA AFFRITTA

     Nun me ne so ddà ppasce,1 ah ppropio nò.
Quer giorno, Andrea, che l’incontrassi2 tu,
Tornò a ccasa la sera, se spojjò,3
Aggnéde4 a lletto, e nun z’è arzato ppiù.

     L’unico mi’ conforto è cche spirò
La matina der Core de Ggesù.
Pe’ mmé è stata una perdita però
Che ffo ppropio miracoli a stà ssù.

     Un omo ch’era un Cèsere! Vedé
Morì un campione5 che a rraggion d’età
Cquasi poteva chiude6 l’occhi a mmé!

     Bbasta, Iddio m’ha vvorzuta7 visità.
Lui se l’è ppreso, e ssaperà pperchè.
Sia fatta la su’ santa volontà.

28 gennaio 1835

Note

  1. Dar pace.
  2. L’incontrasti.
  3. Si spogliò.
  4. Andò.
  5. Nome che si dà agli uomini vegeti.
  6. Chiudere.
  7. Voluta.