Le Laude (1915)/XLII. Como l'anima priega li angeli che l'insegnino ad trovar Iesù Cristo

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XLII. Como l'anima priega li angeli che l'insegnino ad trovar Iesù Cristo

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XLII. Como l'anima priega li angeli che l'insegnino ad trovar Iesù Cristo
XLI. Como li angeli si maravigliano de la peregrinazione de Cristo nel mondo XLIII. De la misericordia e iustizia e como fu l'omo reparato

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XLII

Como l’anima priega li angeli
che l’insegnino ad trovar iesú cristo.

     — Ensegnatime Iesú Cristo, — ché lo voglio trovare;
ch’io l’aggio udito contare — ch’esso è de me ’namorato.
     Prego che m’ensegnate — la mia ’namoranza,
faccio gran villania — de far piú demoranza;
fatta n’ha lamentanza — de tanto che m’ha ’spettato.
     — Se Iesú Cristo amoroso — tu volessi trovare,
per la val de vilanza — t’è oporto d’entrare;
noi lo potem narrare, — ché molti el ci on albergato.
     — Prego che consiglite — lo cor mio tanto afflitto,
e la via m’ensignite — ch’io possa tener lo dritto;
da poi ch’ad andar me mitto — ch’io non pos’esser errato.
     — La via per entrar en vilanza — è molto stretta l’entrata;
ma poi che dentro serai, — lebbe t’è poi la giornata;
serain’assa’ consolata, — se c’entrera’ en quello stato.
     — Opriteme la porta, — ch’io vogli’ entrar en viltate,
ché Iesú Cristo amoroso — se trova en quelle contrate;
decetel ch’en ventate — molti el ci on albergato.
     — Non te lassamo entrare; — iurato l’avem presente
che nullo ce può transire — ch’aia veste spiacente;
e tu hai veste fetente, — l’odor n’ha conturbato.
     — Qual è ’l vestir ch’i’ aggio — el qual me fa putigliosa?
ch’io lo voglio gettare — per esser a Dio graziosa,
e como deventi formosa — lo cor n’ho ’nanemato.
     — Ora te spoglia del mondo — e d’onne fatto mondano;
tu n’èi molto encarcata, — el cor non porti sano;
par che l’aggi sí vano — del mondo ove se’ conversato.

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     — Del mondo ch’agio ’l vestire, — vegente voi, me ne spoglio.
e nul encarco mondano — portar meco piú voglio;
ed omne creato ne toglio — ch’io en core avesse albergato.
     — Non ne pari spogliata — como si converría;
del mondo non se’ desperata, — spene ci hai falsa e ria;
spògliate e gettala via, — ché ’l cor non sia reprovato.
     — Ed io me voglio spogliare — d’omne speranza ch’avesse,
e vogliomene fugire — da om che me sovenesse;
megli’è se en fame moresse — che ’l mondo me tenga legato.
     — Non ne pari spogliata — che glie ne sia ’n piacemento,
de spirital amistanza — grande n’hai vestimento;
usate ché getta gran vento — e molti sí ci on tralipato.
     — Molto m’è duro esto verbo — lassar loro amistanza;
ma veggio che lor usamento — m’arieca alcuna onoranza;
per acquistar la vilanza — siragio da lor occultato.
     — Non t’è oporto fugire — lor usamento a stagione,
ma ètte oporto fugire — de non oprir tua stacione;
per uscio entra latrone — e porta el tuo guadagnato.
     — Opriteme la porta, — pregove en cortesia,
ch’io possa trovar Iesú Cristo — en cui aggio la spene mia;
respondemi, amor, vita mia, — non m’eser ormai straniato.
     — Alma, poi ch’èi venuta — respondote volontire:
la croce è lo mio letto, — lá ’ve te poi meco unire;
sacci si vogl salire — haveráme po’ albergato.
     — Cristo amoroso, e io voglio — en croce nudo salire;
e voglioce abracciato — Signor, teco morire;
gaio seram’a patire, — morir teco abracciato.