Le Mille ed una Notti/Lettera di Schemselnihar al principe di Persia

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Lettera di Schemselnihar al principe di Persia

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Lettera di Schemselnihar al principe di Persia
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L E T T E R A

DI SCHEMSELNIHAR AL PRINCIPE DI PERSIA


«Ho saputo dalla mia confidente una notizia, la quale mi reca non minore afflizione che voi ne [p. 217 modifica]dobbiate provare. Perdendo Ebn Thaher, noi perdiamo molto in vero; ma ciò non v’impedisca, caro principe, di pensare alla vostra conservazione. Se il nostro confidente per un panico timore ci abbandona, consideriamo essere questo un male che non potemmo evitare: fa d’uopo dunque consolarsene. Confesso che Ebn Thaher ci manca mentre appunto avevamo il maggior bisogno del suo aiuto; ma armiamoci di pazienza contro questo impreveduto colpo, e non cessiamo di costantemente amarci. Fortificate il vostro cuore contro questa disgrazia: non senza pene e stenti ottiensi ciò che si desidera. Non ci stanchiamo: speriamo che il cielo ci voglia esser propizio, e dopo tanti patimenti, vedremo il felice compimento delle nostre a brame. Addio.»

«Mentre il gioielliere intertenevasi col principe di Persia, la confidente aveva avuto tempo di tornare al palazzo, ed annunziare alla padrona la dispiacevole nuova della partenza di Ebn Thaher; tosto Schemselnihar aveva scritto quella lettera, e rimandata la schiava a portarla immediatamente al principe; ma questa l’aveva per inavvertenza perduta.

«Fu contentissimo il gioielliere di averla trovata, somministrandogli essa così la bella occasione di giustificarsi nell’animo della confidente, e condurla al punto che desiderava. Mentre finiva di leggerla, vide quella schiava, che la cercava con molta inquietudine, volgendo gli occhi da tutte le parti. Ripiegò egli prontamente il foglio, e se le pose in seno; ma la schiava, accortasi di quell’atto, corsa a lui: — Signore,» gli disse, «la lettera che testè avevate in mano è caduta a me; vi supplica a volermela restituire.» Il gioielliere finse di non intenderla, e senza darle retta, continuò la sua strada fino a casa, ov’entrò, lasciandone aperta la porta, affinchè la confidente, che lo [p. 218 modifica]seguiva, potesse anch’ella penetrarvi. Non mancò colei di farlo, e quando fu nella sua stanza: — Signore,» tornò a dirgli, «non potete far alcun uso della lettera che avete trovata, e non avreste difficoltà a restituirmela, se sapeste da qual parte viene ed a chi è diretta; d’altronde, permettetemi di dirvi che non potete con tutta coscienza tenerla. —

«Prima di rispondere alla confidente, il gioielliere la fece sedere, e quindi le disse: — Non è vero, che la lettera di cui si tratta è di mano di Schemselnihar, e diretta al principe di Persia?» La schiava, che non si attendeva simile domanda, cangiò colore. — La domanda v’imbarazza,» ripigliò egli; «ma sappiate che non ve la dirigo per indiscrezione: avrei potuto restituirvi la lettera in istrada; ma ho voluto farvi venir qui, essendomi assai caro l’aver con voi uno schiarimento. È egli giusto, ditelo voi, imputare un avvenimento spiacevole alle persone che non vi hanno per nulla contribuito? Eppure è quello che voi avete fatto quando diceste al principe di Persia, che io consigliai Ebn Thaher ad uscire di Bagdad per sua sicurezza. Non intendo perdere il tempo a giustificarmi con voi; basta che il principe di Persia sia persuaso appieno della mia innocenza su questo punto. Solo vi dirò che, invece di aver contribuito alla partenza di Ebn Thaher, io ne fui anzi estremamente mortificato, non tanto per l’amicizia che a lui mi stringeva, quanto per compassione dello stato, in cui lasciava il principe, ond’egli mi aveva rivelata la relazione con Schemselnihar. Accertatomi che Ebn Thaher non era più a Bagdad, corsi a presentarmi al principe, presso al quale mi trovaste, per dargliene la notizia, ed offrirgli i medesimi servigi ch’esso gli prestava. Sono riuscito nel mio disegno; e purchè voi pure abbiate confidenza in me quanta ne avevate in Ebn Thaher, starà in voi sola di servirvi utilmente [p. 219 modifica]del mio mezzo. Rendete conto alla vostra padrona di ciò che vi dico, ed assicuratela che quand’anche dovessi perire impegnandomi in sì pericoloso intrigo, non mi pentirò mai d’essermi sagrificato per due amanti sì degni l’un dell’altro. —

«La confidente, ascoltato ch’ebbe con moltissima soddisfazione il gioielliere, le pregò di voler attribuire la sinistra opinione concepita di lui, allo zelo ch’ella aveva per l’interesse della sua padrona. — Mi è d’infinita gioia,» soggiunse, «che Schemselnihar ed il principe ritrovino in voi un uomo tanto atto a subentrare nel posto di Ebn Thaher. Io non mancherò di far apprezzare come si deve alla mia padrona la buona volontà che avete per lei...»

Scheherazade, a questo passo, notando ch’era giorno, cessò di parlare. La notte seguente proseguì di tal guisa il racconto:


NOTTE CCII


— Sire, quando la confidente ebbe dimostrata al gioielliere la compiacenza che provava di vederlo sì ben disposto a servire gl’interessi di Schemselnihar e del principe di Persia, questi trasse la lettera di seno, e gliela restituì, dicendole: — Prendete, portatela subito al principe di Persia, e ripassato di qui, affinchè ne vegga la risposta. Non dimenticate di partecipargli il nostro colloquio. —

«La confidente prese la lettera, e la portò al principe, che rispose sul momento. Tornò allora essa dal gioielliere per mostrargli la risposta, che conteneva queste parole: