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Le biblioteche popolari in Italia dall'anno 1861 al 1869/Conclusione

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Conclusione

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I premii del Ministero

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Conclusione.

Dopo tutti questi fatti non si dica che in Italia non v’è nel popolo amore alla lettura, e che è vano il pensare alle Biblioteche popolari; il movimento generale in favore di queste istituzioni è una lezione troppo eloquente.

Nè si sconfortino coloro che non vedono sempre scendere il libro fino agli ultimi gradini del consorzio civile: se questo non si è anco ottenuto, si otterrà fra poco, quando le scuole avranno ancora più diradato gli analfabeti, quando le letture stesso avranno suscitato nei più il [p. 140 modifica]desiderio del leggere, quando libri buoni e popolari si stamperanno a buon mercato, quando eziandio le condizioni economiche, i commerci e le industrie del paese si saranno fatte più floride, e permetteranno ance all’umile operante di far più a confidenza col tempo e colla moneta, quando le società operaie, cooperative, di temperanza, si preoccupino non solo del pane materiale ma anco del pane dello spirito, e quando alla per fine non vi sia scuola senza libro: in quest’ultimo senso la Francia oggi ha preparato una salutare provvidenza colle Biblioteche scolastiche che sono 11,415 con 721,853 volumi, ed ebbero 648,749 lettori; biblioteche che pure servirebbero assaissimo a sussidio dei nostri maestri elementari.

Ma è già molto se i libri delle nostre Biblioteche popolari circoleranno frattanto nella classe media, la quale non ha meno bisogno d’essere illuminata ed istruita; e se si pensi alle scarso numero e all’indole anche delle nostre 200 Biblioteche pubbliche, si troverà non inutile il moltiplicare questi nuovi centri di luce e di progresso.

Concludiamo facendo voti che la proposta Società italiana per le Biblioteche popolari del Regno1 prenda piede in Firenze e trovi aderenti dapertutto: il suo programma non potrebbe essere più semplicemente disegnato e più opportuno a coordinarne la diffusione in ogni parte d’Italia. «La Società è stabilita nella capitale del Regno con azioni di lire 2 all’anno. È amministrata da un Comitato di direzione elettivo, di 7 membri compreso presidente e segretario, [p. 141 modifica] e consultivamente dai soci presidenti delle Biblioteche popolari già costituite. — Essa si propone non tanto di fondare da sè quanto di suscitare e incoraggiare l’iniziativa locale formando per ciò dei Comitati provinciali. Si mette a disposizione di tutti coloro che vogliono promuovere simili istituzioni, raccogliendo per questo oggetto doni di opere, offerte di denaro, esaminando libri, pubblicando cataloghi, e consigliandone la scelta, procurando facilitazioni dagli editori e facendosi essa stessa editrice a seconda dei proprii mezzi, premiando i fondatori e bibliotecari più benemeriti, e dando pubblicità sui giornali o con organo proprio all’azione diffusiva delle Biblioteche circolanti pel popolo2.

Egli è con poche differenze il programma stesso della Società Franklin che ha sede a [p. 142 modifica] Parigi fino dal 1862 e che è sorretta da uomini illustri come Boussingault, Mich. Chevalier, Meyer, F. Passy, Saint-Marc Girardin, Simon, Lefebure, Levi Alvarez, Saint-Hilaire, Wolowski, Ch. Robert segretarie generale al Ministero di istruzione pubblica, senza ricordare i molti del Senato e deputati del Corpo legislativo. Non vogliamo dubitare della sollecitudine degli Italiani fra i quali vi sono uomini illustri ed eletti ingegni che studiano l’arduo compito di affrettare il [p. 143 modifica] miglioramento del popolo, a cui si giungerà coltivando l’educazione della donna con particolare preferenza perchè è quella che ci darà la scuola in ogni famiglia. Non vogliamo dubitare, ne abbiamo segni non dubbi, nel propagarsi che fa quest’idea d’associazione in molte parti d’Italia, ma con scopo sempre o troppo ristretto e provinciale od in luoghi non molto acconci ai progetti; e però mentre lodiamo le Società provinciali di Milano, di Venezia, di Siena, la Società italiana dei bibliofili in Genova ideata dal professor Bianchi con apposito giornale, gli antichi propositi del Comizio vogherese, la Biblioteca spoletina e il Monitore delle Biblioteche popolari compilato dal suo egregio direttore, vorremmo soltanto che, operosi apostoli come sono, s’intendessero per questo scopo il Luzzati, il Larcher, l’Amati, il Celesia, il Valli, il Morandi, il Bevel, il Banchi, il Pècile, il Piolti de’ Bianchi, l’Errera e tanti altri che potrebbero consociare moralmente le forze senza sacrificare interessi locali.


Note

  1. BRUNI. Le Biblioteche e i libri popolari. - Firenze, Tip. Botta 1869.
  2. In questo stesso senso ci scriveva già una bellissima lettera fino dal 15 novembre 1866 l’egregio sig. prof. Contini, che pubblicata nelle memorie della Biblioteca pratese, ci facciamo qui un pregio di riprodurre:

    Pregiatissimo dott. Bruni,

    «Ho ricevuto lo statuto di cotesta Biblioteca popolare di Prato, la cronaca del suo nascere e crescere, il discorso di lei sulle Biblioteche popolari, il catalogo dei libri e una sua conferenza Sull'educazione della donna. La ringrazio di cuore e sono dolente di non poterle mandare del mio e specialmente ciò che insino dal 1857 scrissi sulle Biblioteche e sulla Donna. Sarebbe ormai tempo che anco per le Biblioteche popolari si costituisse un’associazione per tutta l'Italia; e nessuno potrebbe meglio farsene iniziatore di quei che primi in atto posero il bel disegno. Non ci sarebbe che adattandolo, allargarlo a tutta Italia. Se la mia voce potesse valere, gli conforterei a metter fuori uno statuto di associazione sottoscritto da alcuni promotori per così farsi cooperatori dell’educazione del popolo, e preparare la educazione che dee seguir quella delle scuole e compierla per mezzo di libri. Le scuole senza Biblioteche popolari sieno rurali, sieno tecniche, sieno d’alto o basso insegnamento le sono cose monche e recano poco frutto. Anzi se il giovane che abbia imparato nelle scuole non continua co’ libri la sua educazione, non solo dimentica tutto, ma disimpara persino il leggere. E poiché ci sono già delle associazioni che pensano alle scuole, e spero in breve se ne formeranno delle altre, pensino loro signori a trovar modo di fornire di libri ogni scuola o almeno ogni comune, nè tanto al fornire (chè l’associazione di Voghera è già in questa via) quanto a mantenere libri e Biblioteche. Facciano, perché c’è bisogno che il gran miracolo dell’unità d’Italia sia presto seguito dall’altro dell’attività italiana, che solo caccerà l’ignoranza, l’errore e lor conseguenza, la miseria e la superstizione. A svolgere l’attività non ci è mezzo migliore delle associazioni diverse, e nelle quali non figurino sempre a capo gli stessi nomi, quasi il bene e l’attività siano cosa di pochi e si rannicchino in pochi. Allarghiamo la sfera d’azione e si troverà un cooperatore in quello che prima si credeva più inerte

    «Che se pigrizia fosse ma sirocchia.»

    A ogni modo vedremo il bell’accordo che un’associazione aiuterà l’altra avendo tutte lo stesso scopo di trarre le plebi dall’ignoranza e farle popolo, e la principalissima dell’Educazione popolana le aiuterà e promuoverà tutte. Quando io vedrò in Italia da cento associazioni per lo meno tra maschili e femminili, le quali intendano all’educazione del popolo negli asili, nelle scuole, nei reggimenti, nei ricoveri, nelle carceri, nei penitenziari, nelle biblioteche, nei teatri, nelle chiese, nelle piazze e tenere il patronato di tutte e di tutti la grande associazione italiana per l'Educazione del popolo, allora comincerò a dire che si è fatto qualche cosa per vincere la cancrenosa piaga dell’ignoranza che ci rode le parti più vitali, e che l'avvenire d’Italia è sicuro.