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Le cacciate de sangue

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Giuseppe Gioachino Belli

1834 Indice:Sonetti romaneschi III.djvu sonetti letteratura Le cacciate de sangue Intestazione 9 maggio 2025 75% Da definire

Er rilasscio La luna
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834

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LE CACCIATE DE SANGUE.

     E appress’a la sanguiggna, Giammatista,
Fai la cojjoneria d’appennicatte?[1]
Bbada, ché mmo a ddormì ssoffre la vista
E tte pònno cascà le cataratte.

     Epperò ddisce un medico culista[2]
Che in certi casi è mmejjo le miggnatte,
Perché, cquer zangue... me capischi? acquista...
Ma ggià, cche vòi discorre[3] a ccose fatte?

     Pe’ mmé, er toccà la vena, io so’ un minchione,
Ma nnun m’è mmai piasciuto, ché la bbotta
Spesso spesso te va a ssuperazione.[4]

     E ammalappena entra in ner mese[5] Imperia,
Vojjo dì a cquer cerusico marmotta
Ch’er zangue je lo cacci da l’alteria.[6]

11 giugno 1834.

Note

  1. Appennicarti. Appennicarsi è “leggermente assopirsi.„ [Appisolarsi.]
  2. Oculista.
  3. Vuoi discorrere.
  4. Suppurazione.
  5. Entra nel mese, cioè: “nell’ultimo mese della gravidanza.„ [Nel quale era di rito il salasso. Che Dio pedoni a que’ medici sanguinari!]
  6. Arteria. È osservabile che mentre i Romaneschi cambiano la l in r qualunque volta precede un’altra consuonante, in questo caso la massima parte muta la r in l nella medesima circostanza.