Le lettere di Aldo Moro dalla prigionia alla storia/Rossana Rummo

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Rossana Rummo

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Antonia Pasqua Recchia Eugenio Lo Sardo

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È per me motivo di profonda soddisfazione la pubblicazione, nell’ambito delle collane editoriali degli Archivi di Stato, del presente volume, che ospita, oltre a due saggi storici, la riproduzione e la trascrizione di quattordici lettere che Aldo Moro scrisse nel 1978 mentre era prigioniero delle Brigate rosse.

Un primo nucleo di undici lettere, pervenute dal Tribunale Ordinario di Roma e oggetto di un felice restauro da parte dell’Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario (Icpal), sono state presentate al pubblico e alla stampa l’8 maggio 2012, in occasione di una manifestazione organizzata dall’Archivio di Stato di Roma, l’Istituto che di questi documenti è oggi titolare. Si tratta di un felice esempio di collaborazione tra settori diversi del Ministero che hanno unito le forze per salvaguardare una memoria comune estremamente fragile, non solo quanto al supporto scrittorio su cui è vergata, ma anche per i meccanismi alla base della sua trasmissione.

Come Amministrazione archivistica ci sentiamo fortemente chiamati in causa da questa doppia fragilità — fisica e metaforica — della memoria della Repubblica. Per questo, anziché limitarsi ad attendere la maturazione dei canonici quaranta anni dalla conclusione degli affari perché le Amministrazioni dello Stato versino i loro documenti agli Archivi di Stato, i nostri Istituti si stanno attivando per ottenere versamenti anticipati di fondi di particolare rilievo per la storia repubblicana, quando vi sia pericolo di dispersione o danneggiamento (come previsto dal Codice dei beni culturali, art. 41).

È appunto il caso delle lettere di Moro che, scritte su carta di pessima qualità, rischiavano di andare definitivamente perdute. L’intervento congiunto dell’Amministrazione archivistica e dell’Icpal e i buoni rapporti che si sono potuti instaurare con gli uffici giudiziari hanno consentito di scongiurare questo pericolo, assicurando alle generazioni future documenti di grande rilevanza storica, fondamentali per comprendere il nostro recente passato e per vivificare una memoria, quella relativa alle stragi e ai fatti di terrorismo, che se non adeguatamente alimentata tende, specialmente tra i giovani, a sbiadire e spegnersi.

Sta qui appunto il significato della presente pubblicazione, che fa seguito a quella realizzata dall’Icpal, dedicata all’intervento di restauro vero e proprio1. Questo volume, oltre a costituire un’occasione per riflettere su un momento molto delicato della nostra storia repubblicana, consente al lettore di osservare, nella loro fisica concretezza, documenti che possiedono una fortissima [p. 14 modifica] carica emozionale e storica. Vengono dunque a essere rese accessibili fonti di estrema importanza per una interpretazione storiografica basata sui documenti e non su speculazioni ideologiche.

Al tempo stesso, il volume si inscrive tra le iniziative che l’Amministrazione archivistica sta varando, soprattutto in questi ultimi anni, per avvicinare un pubblico sempre più vasto a un patrimonio documentario che non deve essere più appannaggio di ristrette cerchie di studiosi, ma un bene collettivo da divulgare anche attraverso i canali che le moderne tecnologie mettono a disposizione.

La trasmissione della memoria può disporre oggi, oltre che di strumenti tradizionali di comunicazione, anche di tutti i supporti informatici sviluppati con le nuove tecnologie e che consentono, finalmente, di stabilire un contatto più diretto e immediato con gli utenti.

Da qui la scelta di dar vita, all’interno del Sistema Archivistico Nazionale (SAN), a Portali tematici che hanno una funzione eminentemente divulgativa: consentire cioè a un pubblico “generalista” di accedere a un ampio patrimonio archivistico, costituito da una pluralità di fonti (documentali, iconografiche, fotografiche, audiovisive) inerenti uno specifico tema. I Portali mettono così a disposizione dell’utente non solo le fonti documentarie, ma anche informazioni che ne consentono una efficace contestualizzazione storica. La presenza di biografie, cronologie, approfondimenti, percorsi didattici, nonché di una vasta gamma di oggetti digitali, includenti filmati, fotografie, immagini, costituisce la necessaria cornice per avvicinare i non specialisti all’universo archivistico e per far comprendere diffusamente l’importanza della fonte per la ricerca storica.

In questo contesto, il portale della Rete degli archivi per non dimenticare2, promosso da questa Direzione generale e inaugurato il 9 maggio 2011 al Quirinale alla presenza del capo dello Stato, intende contribuire a tener vivo il ricordo dei fatti di terrorismo, violenza politica e criminalità organizzata, grazie alla collaborazione di associazioni, centri di documentazione, istituti archivistici, riunitisi in rete nel 2005 per iniziativa dell’Archivio Flamigni e con il sostegno dell’Archivio di Stato di Viterbo.

Le lettere di Moro contenute in questo volume costituiscono una pietra miliare di questa memoria che va consegnata senza dubbio agli studiosi e ai ricercatori per far luce sulla tragica sequela degli eventi accaduti in Italia dal 1946, ma anche, e direi soprattutto, alle nuove generazioni per un uso “pubblico” della storia quale mezzo primario per una efficace educazione alla cittadinanza attiva e alla legalità.


Rossana Rummo

Direttore generale per gli archivi ad interim



Note

  1. Conservare la memoria per coltivare la speranza. Le ultime lettere di Aldo Moro, a cura di M.C. Misiti, Roma, Gangemi editore, 2012 (Icpal, Quaderni 3).
  2. Cfr. Rete degli archivi per non dimenticare