Le odi di Orazio/Libro primo/XV

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Libro primo
XV

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Quinto Orazio Flacco - Odi (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Mario Rapisardi (1883)
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XV.


Mentre che il perfido pastor su frigia
  Nave traevasi la rapita Elena,
  Sepolti in ozio mal grato i celeri
  4Venti, i destini orribili

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Cantava Nèreo: «Mal guidi in patria
  Cui verrà a chiedere con molto esercito
  Giurata Grecia tue nozze a rompere
    8E il regno alto di Priamo.

Ahi, quanto apprestasi di destrier, d’uomini
  Sudor! Che eccidio porti a’ Danaidi!
  Già l’elmo Pallade prepara e l’egida
    12Ed il carro e la rabbia.

Invan, di Venere fiero al presidio,
  Lisci la zazzera, e grate a femmine
  Su imbelle cetera canzoni moduli;
    16Invan quatto nel talamo

Gravi aste ed apici di gnossj calami
  Schivi e lo strepito ed Ajace agile:
  Anche tu sordidi trarrai di polvere,
    20Ahi tardi, i crini adulteri.

Il Laerzíade non vedi, esizio
  De’ tuoi? Non Nestore pilio? Te impavidi
  Il salaminio Teucro, te Stenelo
    24Mastro di guerra ed ímpigro

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Cocchier, se deggiasi governar plaustri,
  Seguono, incalzano. Merion pur fíati
  Noto; cercandoti truce, ecco infuria
    28Miglior del padre il Tídide,

Cui tu, qual daino, del lupo accortosi
  Nell’altro margine del campo, immemore
  Dell’erbe, trepido con alto anelito
    32Fuggi, mancando ad Elena.

Le irate achillee navi alle frigie
  Matrone e ad Ilio fia che il dì allunghino;
  Ma al fisso termine brucerà argolico
    36Foco le case iliache».