Le odi di Orazio/Libro terzo/XXI

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Libro terzo
XXI

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Quinto Orazio Flacco - Odi (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Mario Rapisardi (1883)
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XXI.


O con me nata, quand’era console
    Manlio, o che porti sollazzi e gemiti
        O litigi ed insani amori,
        4Pietosa anfora, o facile sonno,

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Con qual sia nome lo scelto massico
    Tu serbi, degna d’essere in fausto
        Dì tratta, ad onor di Corvino,
        8Scendi, e versa i decrepiti vini.

Non ei, quantunque sia de’ socratici
    Sermoni infuso, irto trascùrati:
        Spesso e il vecchio Catone, è fama,
        12La virtù riscaldava col vino.

Dolce tu rechi tormento all’animo
    Duro non rade volte; de’ savj
        Le cure e l’arcano consiglio,
        16Di Lieo tra gli scherzi tu sveli.

Tu le speranze richiami all’ansie
    Menti e il vigore; tal nerbo al povero
        Tu dài, che feroci, a te dietro,
        20Regie lance e guerrieri ei non teme.

Te Bacco e lieta, se accorre, Venere,
    Te riterranno le Grazie, a sciogliere
        Lente il nodo, te i vivi lumi,
        24Finchè gli astri il Sol reduce fuga.