Le rime di M. Francesco Petrarca/Sonetto XCIV

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Sonetto XCIII Sonetto XCV

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SONETTO XCIV.


S
E ’l sasso, ond’è più chiusa questa valle,

     Di che ’l suo proprio nome si deriva,
     Tenesse vòlto per natura schiva
     4A Roma il viso, ed a Babel le spalle;
I miei sospiri più benigno calle
     Avrian per gire ove lor spene è viva:
     Or vanno sparsi; e pur ciascuno arriva
     8Là dov’io il mando; che sol un non falle:
E son di Jà sì dolcemente accolti,
     Com’io m’accorgo; che nessun mai torna;
     11Con tal diletto in quelle parti stanno.
Degli occhi è ’l duol, che tosto che s’aggiorna,
     Per gran desio de’ be’ luoghi a lor tolti,
     14Danno a me pianto, ed a’ piè lassi affanno.