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Le rime di M. Francesco Petrarca/Sonetto XXXVII

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Sonetto XXXVI Sonetto XXXVIII

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SONETTO XXXVII.


I
L mio avversario in cui veder solete

     Gli occhi vostri, ch’Amore e ’l ciel'onora;
     Con le non sue bellezze v’innamora,
     4Più che ’n guisa mortal, soavi, e liete.
Per consiglio di lui, Donna, m’avete
     Scacciato del mio dolce albergo fora;
     Misero esilio! avvegnach’i’ non fora
     8D’abitar degno ove voi sola siete.
Ma s’io v’era con saldi chiovi fisso,
     Non devea specchio farvi per mio danno,
     11A voi stessa piacendo, aspra e superba.
Certo, se vi rimembra di Narcisso,
     Questo, e quel corso ad un termino vanno:
     14Benchè di sì bel fior sia indegna l’erba.