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Lettere (Sarpi)/Vol. I/22

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XXII. — Al medesimo

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XXII. — Al signor De l’Isle Groslot.1


Alli giorni passati monsignor Leschassier mi mandò il libretto Trois Remonstrances, che mostra la maravigliosa eloquenza dell’autore. Al presente avendone ricevuto altro esemplare per grazia di V. S., ho donato il primo al signor Molino. Già alcuni giorni, scrissi ch’avrei trovato mezzo per ricevere qualche libro grande, e ho ancora posto tutti li appuntamenti che fanno bisogno per ciò: ma non è opportuno il tempo di valersene, atteso che per li sospetti di peste d’alcuni luoghi, si mandano tutti li [p. 68 modifica]colli di mercanzia al Lazzaretto, e si aprono; e quando si trova libri, ci è sempre da dare qualche cosa. Al presente questi papícoli sono fatti tanto insolenti, che è difficile vivere.

Quando ci sarà occasione, scriverò a V. S. e riceverò la sua grazia. In questo secolo non ho veduto uomo il quale abbia scritto cosa sua propria, salvo Vieta in Francia e Gilberti in Inghilterra. Le cose di Vieta io le stimo sommamente, siccome meritano.2 Dal catalogo ch’egli fa in alcuni delli suoi libri stampati, si vede che scrisse molte altre belle speculazioni; delle quali una mi è capitata in mano molto degna, intitolata: De Recognitione æquationum, e la tengo per molto cara.

Quando V. S. possi ottenere alcuna altra cosa di suo, mi farà favore singolarissimo. Intendo che questo famoso ingegno valeva grandemente nella cognizione delle cifre: non è possibile non abbi lasciato qualche scritto in tal materia, e avendolo lasciato, che non sii cosa degna. Ma li suoi eredi perchè non fanno stampare tutto quello ch’è restato? A me pare che l’onor del morto e il beneficio de’ vivi lo richiedano.

Finalmente, dopo molti disegni fatti, abbiamo risoluto di mandar relazione delle cose successe nelle controversie passate, ma in mano del signor Foscarini; di maniera che presi le cose già [p. 69 modifica]principiate da me per darli compimento, e mandarle: il che sarà presto.

Abbiamo nuove da ogni parte di moti e turbazioni. Sola Spagna sta internamente quieta. Si tiene qua che il Catholicon indorate sii sparso in Olanda.

Le cose di Germania, secondo l’opinione comune, si accorderanno. Io però non veggo che possino ricevere fortuna durabile: dubito d’un accordo pieno di diffidenze, e che sii per tornare in divisione maggiore della presente.

Noi, se a Dio non piace che le cose piglino miglior via, non saremo esenti di spese e travagli; essendo fama che li Spagnuoli pensino d’assaltar Albania. Vediamo ancora qualche moto in Ibernia e in Scozia di considerazione; cose tutte che pronosticano grand’animo e vasti disegni di chi ardisce attaccare tutti in un tratto. Dio faccia che il tutto riesca in aumento della sua Chiesa ed esaltazione del suo nome divino.

Io prego V. S. darmi alcuna nuova di monsignor Dollot, e farmi grato alli signori Gillot, Leschassier e Casaubono; chè per fine di questa, a V. S. e a tutti loro bacio riverentemente la mano. Il padre Fulgenzio li rende infiniti saluti.

Di Venezia, li 12 giugno 1608.




Note

  1. Edita: come sopra.
  2. Lasceremo parlare ai biografi del valore e perfino delle scoperte di Fra Paolo nelle scienze fisiche, nelle matematiche ed anche nella medicina. Francesco Viete viene riguardato siccome inventore dell’algebra così detta speciosa, e vuolsi che il Sarpi lo avesse precorso in taluno dei pensamenti a cui quegli deve l’immortalità del suo nome.