Lezioni di eloquenza/Lezione II/Secolo XVI

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SECOLO XVI.


Monsignor Giovanni Della-Casa nacque in Firenze, e divenne arcivescovo di Benevento. Morì in Roma nel 1557, amato e stimato dai letterati. A’ suoi tempi nella corte di Roma si scriveva latino, onde rinacque il gusto del Boccaccio. Machiavelli, che come dicemmo era universalmente odiato, non faceva alcuna autorità, e quelle rare volte, che i prelati si degnarono di nominarlo, lo troviamo citato sotto le ambigue parole di segretario fiorentino. Sua eminenza adunque Giovanni Della-Casa torna tutto al Boccaccio, montando ad un raffinamento che nausea, come può vedersi in particolare nel suo Galateo.

Questo modo di scrivere si generalizzò nelle accademie, e presso que’ teologi letterati, i quali non avevano altro di venerando, che la barba, ed i periodi lunghi. Il povero Tasso, che per fiorire a que’ tempi, era strapazzato da tutti pel suo modo di scrivere libero; nondimeno quando scriveva in prosa, obbediva al gusto regnante come fa nei suoi discorsi poetici. Seppe in modo però usare la trasposizione, che i suoi scritti riuscivano chiari e precisi, a segno che [p. 133 modifica]levata una parola perde il periodo; ciò che non accade del Casa e del Bembo. Costoro alla maniera di Rubens coprivano di ornati, a tanto eccesso, le loro scritture, che fatto un arzigogolo di vesti, di veli e di gemme, non apparve il pensiero.

Dopo il Tasso venne uno scrittore grande letterato e capitano, il famoso Raimondo di Montecuccoli. Nacque nel Modanese nel 1608; essendo alla testa di duemila cavalli, nel 1644 con una marcia precipitosa sorprese diecimila Svedesi che assediavano Nemoslan nella Slesia, e li costrinse ad abbandonare i loro bagagli e l’artiglieria. Ha vinto più di cinquantamila Turchi, e più coll’arte militare, che colla barbara ostinazione di que’ capitani, che, al dire dello stesso Montecuccoli, affogano i vinti nel sangue de’ vincitori. Vi sono di lui delle memorie, la di cui migliore edizione è quella di Argentina del 1735.