Vai al contenuto

Li ventiscinque novemmre

Da Wikisource.
Giuseppe Gioachino Belli

1831 Indice:Sonetti romaneschi I.djvu sonetti letteratura Li ventiscinque novemmre Intestazione 12 aprile 2024 100% Da definire

Lo scommido La piggion de casa
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1831

[p. 194 modifica]

LI VENTISCINQUE NOVEMMRE.

     Oggiaotto ch’è ssanta Catarina,
Se càcceno le stòre1 pe’ le scale,
Se2 leva ar letto la cuperta fina,
E ss’accenne er focone in de le sale.

     Er tempo che ffarà cquela matina
Pe’ nnatale ha da fàllo tal e cquale.3
Er busciardello4 cosa mette? bbrina?
La bbrina vederai puro a nnatale.

     E ccominceno ggià li piferari5
A ccalà da montagna a le maremme
Co’ cquelli farajoli6 tanti cari!

     Che bbelle canzoncine!7 oggni pastore
Le cantò spiccicate8 a Bbettalemme
Ner giorno der presepio der Zignore.

18 novembre 1831.

Note

  1. Si cavano [fuori] le stuoie. Alle porte d’ingresso delle case di persone nobili o agiate si pone una stuoia, o bussola imbottita.
  2. Si.
  3. Opinione volgare costantissima, che si ride dell’esperienza. Vari altri simili giorni di osservazione sono nel corso dell’anno.
  4. Il bugiardello, il lunario.
  5. Abruzzesi, suonatori di pive e cornamuse o cennamelle, che il popolo chiama ciaramelle. [V. la nota 4 del sonetto: La Novena ecc., 23 dic. 44.]
  6. Mantelletti rattoppati che raramente giungono loro al ginocchio.
  7. Niuno può vantarsi di aver mai inteso ciò che essi cantano.
  8. Tali e quali.