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Lo spojjo

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Giuseppe Gioachino Belli

1835 Indice:Sonetti romaneschi IV.djvu sonetti letteratura Lo spojjo Intestazione 2 settembre 2024 75% Da definire

Er missionario dell'Innia Er viàggio all'estro
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835

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LO SPOJJO.

     Nun sta bbene, fijjoli, a ffà bbaccano
Perché er pubbrico orario1 sce li scoccia2
Acciò li preti vadino in bisboccia3
Sur bon esempio che jje dà er Zovrano.

     Un omo galantomo, un bon cristiano,
S’ha da fà ssucchià er zangue a ggoccia a ggoccia,
Ha da fasse aridùsce4 la saccoccia
Lisscia come la pianta della mano.

     Chi pporta in collo er peso de la stola,
È ggiusto ch’er bordello e la cuscina5
Li compenzi ner pinco e nne la gola.

     Lo spojjà ddunque è de lègge divina.
Dommine ripulisti è una parola
Che la canteno a mmessa oggni matina.

25 maggio 1835.

Note

  1. Corruzione di erario.
  2. Cioè, i ...... ...
  3. Andare in bisboccia, vale: “divertirsi, crapulare.„ [Cfr. la nota 10 del sonetto: Una sciarabbottana, 6 genn. 33.]
  4. Ha da farsi ridurre.
  5. Cucina, con la sillaba ci strisciata.