Manuale del dilettante del caffè/XI

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Del caffè relativamente alla medicina

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Alexandre Martin - Manuale del dilettante del caffè (1828)
Traduzione dal francese di Anonimo (1830)
Del caffè relativamente alla medicina
X Appendice
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CAPO XI.


Del caffè relativamente alla medicina.


Del caffè abbrustolito.


Il caffè abbrustolito e infuso, cioè qual si prende per consueto, è saluberrimo nella debolezza degli organi gastrici, e calma di lancio certe cefalalgie simpatiche, dipendenti da tal debolezza. Fa sovente cessare l’emicrania; ma assai spesso fallisce il suo effetto in questa malattia.

Secondo Prospero Alpino, le Egiziane prendono con buon successo il caffè per richiamare il corso delle loro regole. Il [p. 97 modifica]dottor Percival ha osservato sopra se stesso che questa bevanda annullava gli effetti narcotici dell’oppio. Malebranche racconta nelle memorie dell’Accademia delle scienze per l’anno 1702 la storia d’un apoplettico a cui dei clisteri fatti con una forte decozione di caffè furono amministrati con buon riuscimento. Pertinaci diarree sono state arrestate da Lanzoni mediante il caffè. Febbri intermittenti ribelli guarite furono facendo prendere ai malati da una a due oncie di caffè in decozione in alcune oncie di acqua; vi si aggiungeva il succo d’un limone.

Il caffè pur anche è un eccellente palliativo negli accessi delle asme periodiche. Se ne prende un’oncia in decozione in un bicchiere d’acqua, e si ripete questa dose in capo ad un quarto d’ora, o di una [p. 98 modifica]mezz’ora. Floyer, che andava soggetto a questa malattia, faceva sulla fine della sua vita un grand’uso del caffè, e si sentiva bene1.

L’uso del caffè talora e anche nocivo alle isteriche, agl’ipocondriaci e a quelli che patiscono le morroidi.


Dei buoni effetti del caffè abbrustolito sulla digestione.


Se vi sono mezzi di prevenire i disordini della cattiva digestione, il caffè deve principalmente contribuirvi. Qual è il liquore, che più della infusione di quello sia acconcio ad impedire l’eruttazioni, le aridità, le materie viscose, gl’incomodi provenienti dall’intemperanza, a far cessare le [p. 99 modifica]angoscie di una digestione penosa? Esso produce un’azione tonica e pronta sulla contrattilità delle fibre muscolari dello stomaco, aumenta le oscillazioni peristaltiche, ond’è agitato. Gli alimenti divengono meno pesanti, e sono sottomessi ad una più esatta triturazione: chiama esso in suo ajuto tutte le forze della organizzazione che vengono a concentrarsi verso gli organi digestivi. Il sangue, quel fluido vivificante, li percorre in più gran copia: eccita la loro forza, risveglia la loro languente attività, esalta in essi tutte le facoltà della vita, e li dispone a trasmetterle. Il sangue circola più abbondantemente, e d’un corso più attivo nei vasi che serpeggiano sulle membrane dello stomaco, lascia svolgersi una più gran somma di calore, che rarefà ed ammollisce la pasta [p. 100 modifica]alimentare. Per lo stesso motivo il succo gastrico, che genera la digestione, vien anche separato in più gran quantità: penetra profondamente e più prontamente le materie soggette alla sua influenza, finalmente il caffè procaccia una sensazione inesprimibile di buon essere nella regione ipogastrica, che in tutte le membra si riproduce con un dolce e vivificante calore. I suoi principi mescolati col chilo, valicano l’apertura pilorica, e uniscono la loro azione con quella degli alimenti; sollecitano i condotti bilarii, che versano più abbondantemente i fluidi separati dal fegato e dal pancreas, fluidi che fanno subire al mescuglio nutritivo i cangiamenti ai quali sono quelli destinati. Il caffè determina ancora sugl’intestini una irritazione, di cui l’effetto naturale è di [p. 101 modifica]contrarli e di far percorrere alla massa alimentare tutte le intestinali circonvoluzioni. Il chilo ch’è deposto nelle loro valvole conniventi, reso più sottile, si presenta agli orifizj delle radicette dei vasi lattei o chiliferi, i quali trovandovi un soprappiù di eccitamento, sono più disposti ad esaltarlo, a succhiarlo, ed a trasmetterlo al canale toracico sino nei vasi sanguigni, per essere esposto all’azione dell’aria atmosferica nei polmoni.

Le impressioni che gli organi della digestione hanno ricevuto si riflettono tosto sopra una corrispondenza simpatica verso i diversi sistemi dell’economia, o fors’anche il caffè conserva ancora nell’apparato circolatorio la energia e le qualità stimolanti che lo caratterizzano. Il polso si sviluppa, cresce di frequenza: il sangue corre il suo [p. 102 modifica]cammino con maggior forza e velocità; tutte le dimensioni delle nostre parti, si applica a tutt’i punti della loro sostanza, vi s’insinua a traverso de’ loro più secreti nascondigli, e la circolazione sembra più eguale: ricevendo tutt’i nostri organi da questo fluido riparatore i materiali, sui quali si esercita, devono raddoppiare di azione: sembra che la pelle si schiuda al suo avvicinarsi, apre volentieri i suoi pori alla insensibile traspirazione, ch’è accelerata in ragion della forza e quantità colla quale il cuore caccia il sangue nei vasi capillari. I muscoli godono di maggior altitudine alle loro contrazioni che sono più forti, e seguite da minore fatica che per l’ordinario: devono anche le secrezioni partecipare alla influenza del caffè, raddoppiare di attività, e [p. 103 modifica]somministrar più considerevoli prodotti: l’utero e le reni sembra che vi sieno specialmente sottoposti. Amministrar si suole il caffè in infusione nell’amenorrea. Mosselay dice, nel suo trattato del caffè, che se prima di prendere questo liquore gradevole si beva una tazza d’acqua, diventa aperitivo. È pur anche un diuretico eccellente: se una buona digestione ha dato al chilo, che ora è confuso col sangue, tutte le qualità necessarie per riparare le nostre perdite, la nutrizione si deve effettuare più agevolmente. Ogni organo, secondo la sua tessitura, secondo il modo di sensibilità che gli è proprio, e per una vera scelta, attignerà in abbondanza in un sangue più ricco gli elementi destinati al suo mantenimento, se le identificherà, e tutto il corpo dovrà sperimentare un [p. 104 modifica]aumento di vigore. Il caffè non è quasi un nutrimento per se stesso, la sua infusione contiene poca materia alimentare; ma serve come tutti gli eccitanti, i tonici, gli aromati, a prorogare l’astinenza che cagiona la fame. Bernier racconta che i Turchi si sostengono per un tempo assai considerevole senz’altro alimento che il caffè, cui riguardano come una sostanza al sommo nutritiva: così pensando, sinchè dura l’austero digiuno del ramasam o quaresima dei Turchi, non solamente è divietato di prenderne, ma v’è anche l’accusa d’aver trasgredito le leggi del profeta per averne soltanto fiutato l’odore.


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Del caffè non abbrustolito.


Il caffè non abbrustolito tinge l’acqua d’un colore giallo verdastro; quindi il nome di caffè cedrato che si diede a tale bevanda raccomandata dal dottore Andry2 e dai dottori Rostan e Ryhiner3. Ma principalmente in questi ultimi tempi l’attenzione dei medici è stata invocata dal professore Grindel sul caffè non abbrustolito, ch’egli risguardava come un buon succedaneo della china. Soprattutto nelle febri intermittenti questo medicamento riuscì vantaggioso. Ma è stato amministrato con buon successo come tonico in diverse altre circostanze. Il dottor Grindel l’ha dato in polvere, in decozione, e [p. 106 modifica]in istato di estratto. Per apprestar la polvere si espone prima il caffè coperto d’acqua ad un fuoco leggero sino a che non sia più che un poco umido; allora lo si pone in un forno moderatamente riscaldato, dove si termina di seccarlo, e sovente vi si guarda per non lasciarlo abbrustolire. Il caffè così diseccato sì polverizza facilmente, e può macinarsi in un ordinario mulino. Affinchè la decozione sia attiva, si fa bollire un’oncia di caffè in diciott’oncie d’acqua, sino a ridurla a sei once: il dottor Grindel consiglia di preparare l’estratto in vasi di terra, e non di ferro. La più forte dose in polvere è stata di uno scropolo da ogni due o tre ore. Di rado fu necessario dare più di due oncie di polvere per guarire una febbre intermittente, anche delle più pertinaci: sedici oncie di decozione guarirono una febbre somigliante.

Il dottor Grindel sovente dà la decozione [p. 107 modifica]per secondare l’azion della polvere. Le dosi dell’estratto variano, e pareggiano quelle dell’estratto di china. Una febbre intermittente è stata vinta con sei grossi di estratto. Quando si amministra il caffè come tonico, sembra al dottor Grindel che l’estratto meriti la preferenza sulle altre preparazioni.



Note

  1. Floyer, Trattato sull’asma.
  2. Trattato degli alimenti della quaresima.
  3. Acta helvetica t. 5 p. 387.