Memorie storiche civili, ed ecclesiastiche della città, e diocesi di Larino/Libro IV/Delle varie Religioni, che in diversi tempi hanno governato il monastero di Tremiti
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Capitolo V
§. V.
Delle varie Religioni, che in diversi tempi hanno governato il monastero di Tremiti
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1. CHe che sia della
supposta abitazione de’ Monaci fatti venire dal Romito in
questo Monistero di Tremiti fino dal fine del Secolo III. come nel §.III. è indubitato, che nel Secolo
XI. si abitava da’ PP. Benedettini, e forse questi
Religiosi lo fondarono da’ suoi principi, dopo, che l’Ordine di S. Benedetto,
stabilito nella campagna si sparse in poco tempo non solo per l’Italia, ma
eziandio per la Francia, e per l’Inghilterra, per cui solevano inviarli per lo
più Monaci dal Monistero di Montecasino, e in questa Diocesi di Larino furono
molte queste fondazioni, ome nel decorso di queste Memorie.
2. Crebbe la fama di questo Monistero di Tremiti, e giunse
in varie parti, a
cagione della vita esemplare, che menavano i Religiosi, e maggiormente per le
grazie, che il Signore operava ad intercessione della Beatissima Vergine, la
quale si venerava colà, come si è detto nel medesimo §. III. quindi i Monaci
fecero molti acquisti di Campi, di Ville, e di Castella, che si facevano in remissione de’ peccati, e per
salute delle anime loro, essendo già introdotta questa formola, e somiglianti, e
forse a riguardo di quel, che si legge ne’
libri di Salviano contro l’avarizia, che fiorì, cadendo il Secolo V. ne’ quali
si esortavano i Cristiani, che soccorressero le loro Anime ultima rerum suarum
oblatione; e fu considerabile la donazione fatta a questo Monistero da
Testelgardo Conte di Larino de’ Principi Longobardi l’anno 1045. di Civita
chiamata Gaudìa, o sia Città a Mare, e suo ampiissimo territorio, come dal suo
Diploma, che si trascrive nel §.VII.
3. Tantoché non solo le persone del Secolo si adoperarono ad
ingrandire questo
Monistero ; ma profusamente lo fecero ancora li Sommi Pontefici. E si conservano da’ PP.
Tremitani, al presente Canonici Regolari Lateranensi, nel
loro Archivio le Bolle : una di Niccolò II. l’altra di Alessandro III. colle
quali i detti Papi confermano i luoghi, e le Chiese poste in diverse parti,
avute in dono da’ Sommi Pontefici, da’ Re, da’ Principi, e da altri Fedeli, o
che in appresso avrebbe potuto acquistare ; e lo decorarono con varj Privilegj,
in particolare colla esenzione da qualunque Giuridizione Ecclesiastica, o
Laicale, sottoponendolo alla S. Sede, e nell’Archivio di Larino si leggono
anco le copie di queste Bolle da noi procurate, e registrate negli atti
dell’ottava visita fatta nell’anno 1734. tom.2. pag.289. e 291. e stimiamo qui
darne un compendio .
4. La prima di Niccolò II. ha il datum per manus
Bernardi gerentis officiun
Bibliotecarii Palatii Cardinali Episcopi anno ab Incarnatane Domini 1061.
Indictione XIV. anno tertio Pontificatus Nicolai, in cui tra gli altri
vi è sottoscritto: lldebrandus qualicunque Romanae Ecclesae Archidiaconus
- quale poi fu Papa Santissimo, e Zelantissimo sotto nome di Gregorio VII. e
di questo al presente la Chiesa celebra il suo Officio di ordine della fa. me.
di Benedetto XIII. e le Chiese, e luoghi, che si nominano in questa Bolla
sono nel Contado di Chieti nel Contado di Termoli, nel Principato Beneventano.
In oltre si concede Civitatem de Mare cum pertinentiis fuis : Castellum de
Vena de Causa cum pertinentis fuis, per Vena acqtiosa in Diocesì di Larino,
e Seguitando si nota quello, che è in Puglia, in Dragonara, e nella Città del
Vasto.
5. La seconda di Alestandro III. sta scritta colla data : Tusculi per
manum Gratiani. S. R. E. Subdiaconi, & Notarii VIII. Kal. Augusti Indizione
V. Incarnatinis Dominicae anno 1172. Pontificatus vero anno XIII. In questa
si riferi- scono con più distinzione i luoghi, e le Chiese nelle parti, dove si
ritrovavano, cioè nel Contado di Chieti, nel Contado di Termoli, nel
Principato Beneventano, dove pure si notano Civitas de Mare, &
Castellum de Vena de Caufa, Diocesi di Larino, e seguendo, altre nel territorio
di Ripa della stessa Diocesi, nel territorio di Larino, nel territorio di
Civitate, nel territorio del Castello di Serra, per Serracapriola, nel
territorio di Dragonara, nel territorio di Monte S. Angelo in Gargano, nel
territorio della Città di Viesti, nella Citta di Troja, e nella Città di Trani, e ora per le vicende del Mondo alcuni di
essi luoghi sono cambiati, o
totalmente distrutti.
6. E quantunque in questo Illustre Monistero fiorissero soggetti assai celebri
per santità, e per dottrina, coll’andar del tempo cominciò a mancare quel
fervore di spirito, che suole intiepidire la fiacchezza umana, specialmente
nell’Abate, il quale traviava tanto che in alcun tempo, era di scandalo ancora
a’ suoi Religiosi : Quindi il Papa inviò Desiderio Abate di Montecasino in
questo Monistero, come quello, che avendo dimorato colà, come si è detto
nel §.1. sapeva gli andamenti di que’ Religiosi, acciò lo riformasse. Il
tutto si legge nella Cronaca Cassìnese dell’Ostiense lib.3. cap.28. con un
lungo , e pieno Dittato, dove dicendosi, che ciò sorti nel tempo, che si
doveva fare la consagrazione della Chiesa di Montecasino, come già fu fatta
l’anno 1071. da Alestandro II. sotto lo stesso Abate Desiderio, veniamo a
sapere, che lo stesso Pontefice diede un tal comando.
7. Eseguì il tutto Desiderio col deporre l’Abate di nome Adamo, convinto già di
molti gravi misfatti, e ordinare in Abate in suo luogo Trasimondo figlio di
Oderisio V. Conte de’ Marli, il quale ancorché giovane, era però di buona
espettazione per la sua indole, costumi, e lettere, ed educato nello stesso
Monistero Tremitano : questo Trasimondo fu Fratello di S. Oderisio Monaco di
Montecasino, poi Cardinale creato da Nicolo II. e da Vittore III. o
da Desiderio sblimato al Ponteficato, fu eletto per suo Successore in quella Badìa di
Montecasino, dove morì santamente, e posto nel Martirologio de’ Santi Cassinesi.
Trasimondo però fatto Abate Tremitano degenerò dal suo primo
fervore, notandosi, come in detta’ Visita di Tremiti il lodato Desiderio conduce
seco Petrone Conte di Lesina, e Roberto Conte di Loritello,
che malamente si scrive
Roberto de Laurotello nell’edizione della Cronaca Cassinese fatta dal Laureti,
quale Conte di Loritello fu quello appunto, che fé donazione di Ururi
alla S.Chiesa di Larino come nel cap.l. di questo lib.4. Vi furono parimente i
Vescovi di Troja, di Dragonara, e di Civitate. L’Abate del Monistero di Torre
Maggiore, del qual Monistero parleremo quando si dirà della Badia di S. Maria di
Casalpiano, che sta nel tenimento di Morrone, come nel cap. 15. di questo
medefimo lib.4.
8. Vivendo di nuovo i Religiosi sviati dal loro istituto, e
sempre per
incuria, dell’Abate, Gregorio IX. volendovi dar riparo nel 1236. commise a
Giovanni Vescovo di Dragonara, che gli riformasse, e riduceste all’antica osservanza regolare : e questo con un rescritto
datum Reate 12. Kal. Augusti Pontificatus sui anno X. il quale si portò in un luogo più vicino all’Isole di
Tremiti, chiamato Venacquosa posto in Diocesi di Larino, come si dice parlandosi della Terra di
Chieuti; e il Vescovo Giovanni assegna la cagione per
la quale si fermò nel luogo menzionato : Cum nobis ad Monasterium ipsum securus non
pateret accessus propter periculum Piratarum, & Sclavorum timorem cum quibus
dicti Abbas, & Monaci confederati noscuntur . E
nominando il luogo, lo chiama Venam de causis, siccome innanzi abbiamo veduto
nelle Bolle di Niccolo II. e di Alessandro III. ove si parla della conferma
de’ privilegj
del Monistero Tremitano, dove si legge : Castellum de Vena de causa.
9. Quello che il Vescovo di Dragonara oprasse, si vede disteso nella
relazione fatta da lui, insieme con Gualtiero Arciprete della Chiesa di
Penne a
Gregorio IX. la quale si riferisce tutta intera da Ughellio tom.8. dell’Italia
Sagra nella Vita di esso Giovanni Vescovo Dragonariense alla col.277. della
seconda edizione. Nella quale riportandosi da principio la copia delle lettere
Apostoliche, con che si diede la commissione, stimiamo notarsi per il fatto
nostro il loro incominciamento, che è tale : Gregorius Episcopus Servus
Servorum Dei. Venerabili Fratri Episcopo bragonariensi, & Dilectis Filiis
& c. Cum Monasterium de Tremito Ordinis S. Benedicti Larinensis Diocesis ad
nos nulla medio, ut dicitur, pertinens. Ma di questo essere il Monistero di
Tremiti in Diocesi di Larino, ne faremo ampio discorso nel seg. §.VI.
10. Non sappiamo ciò, che poi seguisse dalla relazione fatta dal Vescovo
Giovanni al Sommo Pontefice sopra lo stato miserabile del Monastero, e de’
Monaci ; sappiamo bensì, che in appresso detto luogo fu conceduto a’ PP. Cisterciensi, e
forse a riguardo della relazione medesima, giacché si dice nella commissione, che da il Papa al Vescovo di
Dragonara, che non potendo
riformare li Religiosi Benedettini, che vi erano, v’introducesse i Cisterciensi
- Si poterint hi hoc eodem ordine reformari, detis ad hoc opem, & operam
efficacem : alioquin in ipsum Monasterium Cisterciensium ordinem inducatis :
Per altro, che vi fussero posti i Cisterciensi, lo dicono molti Storici, e
ancora ce lo fa sapere il P. Coccarella di sopra più volte nominato.
11. Questi Religiosi però non troppo, e forse circa un Secolo,
se pure vi
entrarono vi stiedero, e fino a tanto, che successe quel gran fatto, per
cagione del quale fu abbandonato questo Monistero. Il tutto si racconta dal lodato
Cronista Coccarella, il quale asserisce, che venendo alcuni Corsari
dalla Dalmazia, diedero il sacco a’ tesori del Tempio, e alle ricchezze del
Monistero, ed ampiamente morte a tutti i Religiosi ; ed essendo rimasto solo
vivo l’Abate per non essersi ritrovato presente a quella miserabile strage,
vedendo col suo ritorno, che con difficoltà si potea dare riparo al gran
danneggiamento, e considerando, che i Religiosi non potevano
abitare, e vivere in quel luogo con sicurezza, come troppo esposto alle
correrìe, e ladronecci del Mare, stirmaò meglio abbandonarlo, come fece, rinunciandolo
nelle mani del Papa.
12. Quello funesto avvenimento si legge ancora nel tom.2. del
Summonte
dell’Istoria di Napoli lib.3. cap.3 della seconda edizione pag. 408. dove dice
l’Autore, che successe sotto Roberto Re di Napoli, che cominciò a regnare
l’anno 1309. dopo Carlo II. suo Padre ; e perché asserisce il Summonte
aver osservato il fatto ne’ notamenti di Luigi di Raimo, così piace a noi di
riferirlo colle proprie parole : Al tempo di Re Ruberto un Corsaro detto Almogavaro,
con tre fuste, sentendo, che a S. Maria di Tremiti era gran copia di argento,
Calici, e vestimenti di seta, pensò di rubbarla, & andatovi una notte, gli
diè grandissimo assalto, e per la moltitudine de’ Frati, che vi erano, non potè
fare cosa nulla. Nella seguente mattina vi diede il secondo affalto, e meno
l’ottenne; del che vedendosi disperato, pensò ingannar que’ Frati, onde
dilungatosi dall’Isola, fè portare una Cassa da morto, dove fè fare alcuni
buchi da potervi respirare, ed il coverchio, che facilmente posseva levarsi, e postosi il Capitano dentro di quella, con dieci taglienti spade, ordinò
alli
compagni, che lo dovessero portare, e dire alli Frati di quel Monistero, che il
loro Capitano era morto, ed aveva lasciato a quella Chiesa trecento scuti
Veneziani ; ciò fatto, li Frati vedendo la Cascia di morto con li seudi, e li
portatori senza armi, li fecero entrare nella Chiesa, e volendo cominciare
a cantare l’officio, subito quello, che era nella Cassa, gittando il coverchio saltò
fuora, e li compagni prendendo le spade ammazzarono tutti li Frati, e
rubbarono la Chiesa, e quanto in quella Isola trovarono, la quale stette poi abbandonata per
trent’anni.
13. Partiti i Religiosi Cisterciensi, la Badia fu data in Commenda ad un
Cardinale del titolo di S. Sisto, che aveva nome Giovanni Domenico, e in quel
tempo le Isole furono abitate da un Romito, il quale si ritirò colà, spinto
dalla fama della Beatissma Vergine, che ivi si venerava, e che per le grazie
continue, quali impetrava dal suo Figliuolo a pro de’ di lei divoti, si era resa
da per tutto di venerabile nominanza, di modo che le Genti di lontani paesi
erano tirate dalla divozione al sagro peregrinaggio della Madonna di
Tremiti. Riflettendo però il pio Commendatario Cardinale, che non stava bene
quel luogo Sagro così abbandonato, pensò introdurvi alcuni Esemplari
Religiosi, che restituissero il culto divino a quel Sagro Tempio ridotto
ricovero de’ Bestiami, e dopo di aver data a molti l’esclusione, finalmente
colla permissione di Gregorio XII. v’introduste li Canonici Regolari Lateranensi
poco prima rinovati da Bonifacio IX. e ritornati all’istituto primiero per
opera di Leone di Carrara, e di Taddeo di Bagnasco Religiosi dell’Ordine
stesso, e questo fu nell’anno 1412. quando il lodato Leone di Carrara Rettore di
questa nuova Congregazione si portò colà con quattro Compagni, e diede
principio a tutto quello, che si bramava dal Commendatario.
14. Questi Religiosi cogli ordini del Cardinale Commendatario, che fu tale
mentre visse, ristorarono le fabbriche del Monistero, e quelle della fortezza, che pure era andata in rovina, e sopratutto restituirono al Sagro
Tempio il culto, e l’onore dovuto alla Beatissima Vergine.
Si adoprarono altresì alla coltura de’ Terreni, che possedevano nelle Isole,
ed in Terra ferma, in modo che fra poco spazio di tempo si posero in piedi le
pingui entrade per mantenimento della Chiesa, e per l’onesto loro alimento;
cosicchè da detto tempo fino al presente i Canonici Regolari Lateranensi sono
in possesso di queste Isole, Monistero, e Chiesa, e asseriscono, e così stimiamo da i di loro privilegi, che vi abbino la giuridizione civile,
criminale, e unita, coll’autorità di condannare per mezzo de’ loro Ministri
fino all’ultimo supplicio inclusivamente, e che l’Abate sia Principe di
Tremiti, oltre ad altre prerogative, e titoli, che da noi sono stati notati