Memorie storiche della città e marchesato di Ceva/Capo XI - Cacciata dei Milanesi da Ceva.

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Capo XI - Cacciata dei Milanesi da Ceva.

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Capo X - Varii dominii ai quali soggiacque Ceva ed il suo Marchesato dal 1226 in poi. Capo XII - Ceva sotto il dominio del Marchese di Monferrato, dei Milanesi, di Francia, dell'Impero e di Savoia.
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CAPO XI.


Cacciata dei Milanesi da Ceva.


La notte delli 9 alli 10 di gennaio 1356 s’accostarono a Ceva i signori Confederati per la cacciata dei Milanesi. Si trovarono al posto loro designato; Oddone sotto i bastioni d’occidente con cento balistrari, Gerardo con centocinquanta fustibulari verso il borgo inferiore e Giacomo con centocinquanta cataplicati vicino alle porte del castello. Vi si accostarono pure tacitamente molti uomini armati di Priero, di Sale, di Montezemolo, di Castellino, di Lesegno, di Montegrosso, di Roascio, e di Torricella.

Sul far del giorno si suonò la campana di Città in Solaia, questo fu il segnale dell’attacco del Castello.

Presi così all’impensata i Milanesi non fu difficil cosa il dar la scalata alle mura e d’entrar nella fortezza. [p. 60 modifica]Furono uccisi otto soldati che erano di sentinella alla porta.

I cittadini di Ceva assediarono le case ove si trovavano alloggiati i Lombardi, li presero prigionieri con ferire ed uccidere chi faceva loro resistenza.

Il capitano del presidio Cristoforo Malatesta scosso al fragor dell’armi, ed al gridar dei combattenti uscì furioso dal proprio quartiere impugnando una lancia, e fortemente gridando. Vi si avventa coraggiosamente certo Agostino Zoppo di Priero, gli strappa di mano la lancia e con essa lo passa da parte a parte, ed il misero capitano cadde estinto nanti la porta maggiore della Chiesa della collegiale parrocchia denominata S. Maria del Castello.

Non si tardò a far prigioniera tutta la guarnigione che fu radunata sulla spianata del Broglio.

Fu accompagnata disarmata sino alla Bastia, di dove andò a raggiungere in Alba i suoi commilitoni, trentadue Milanesi restarono in questo conflitto, parte morti, parte mortalmente feriti e 347 furono quelli che li scortarono sino alla Bastia.

Si diede prova in questo conflitto di sentimenti di umanità e di commiserazione per parte dei vincitori, che risparmiarono per quanto si potè il sangue dei vinti.

Ad esempio dei Cevesi, i Mondoviti, i Cuneesi, e gli Albesi, cacciarono pure dalle loro terre i troppo molesti loro ospiti.

Il signor Abate Sclavo per prova di questo fatto cita gli atti criminali del fisco Marchionale concepiti in questi termini:

.....Qui omnes, sonitu campanae Solaiae, ad invicem appropinquantes dominus Oddonus ex una parte (occidentis) cum centum balistrariis, dominus Gerarduscum centum quinquaginta fustibulariis ex alia adversus burgum inferiorem appressi sunt castrum, et dominus Jacobus cum centum quinquaginta cataplicactis, ascendens per murum inferiorem prope portam ipsius castri, primo impetu occidit milites octo [p. 61 modifica]custodientes introitum, et unus de Prierio nomine Augustinus Zoppus, videns quod dux Christoforus Malatesta Mediolanensis exibat de suo habitaculo fortiter clamans, cum una lancea, occurrit ad eum, et accedens magna vi abstulit a manu ipsius tanceam, et confodit eum in pectore propter quod cecidit, et exalavit animam cum sanguine ante ianuam ecclesiae S. Mariae. Tunc aperta porta Castri, nostri milites qui ingressi erant in castrum descenderunt in burgis Cevae, et qui erant in Ceva ascendebant in Castrum, et euntes et redeuntes cum magnis clamoribus, collegerunt omnes Mediolanenses super Brolium, et eiecerunt eos, et comitati sunt eos usque ad Bastitam.

Nel luogo istesso ove fu abbracciato il consiglio della liberazione dal giogo degli stranieri, cioè nel Convento dei Minori Conventuali, il marchese Bonifacio cogli altri suoi agnati diede un esempio di generosità ben rara in que’ tempi di duro servaggio. Con istromento 12 marzo 1357, dichiarò gli uomini di Ceva e del suo distretto, in vista dei servigi renduti, affrancati, da ogni servitù, da ogni carico, e da tutte le angarie mediante il solo annuo censo di 500 fiorini, non computando il quarto della decima spettante alla Chiesa.