O gentil Ferdinando
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LXXXIX
AL SIG. FERDINANDO SARACINELLI
O gentil Ferdinando,
La bella notte, quando
Cosmo mio re commise,
Che in sì mirabil guise
5Fosser le Dame in danza,
Vidi vista, che avanza
Ogni mortal vaghezza:
Non dico alta ricchezza
Di gemme elette, e d’ori,
10Vidi cose maggiori,
Due nobili donzelle,
Pregio dell’altre belle,
Mirate, ed ammirate
Per dissimil beltate:
15Una avea d’or le chiome,
Ed era il volto, come
Rosa, che spunta appena
Per bell’aria serena
All’aure mattutine;
20L’altra era fosca il crine,
Ed il volto simile
A viole, che Aprile
Nudrisca in piaggia erbosa
Per verginella sposa.
25Chi scorse mai l’Aurora
Arrossirsi qualora
Ella rivolge in mente,
Che per Cefalo ardente
Le foreste trascorse,
30E chi giammai la scorse,
Impallidir dolente,
Quand’ella volge in mente
Mennone suo trafitto
Dal fiero Achille invitto,
35Stimi costui vedere
Le due Donzelle altere,
Mirate, ed ammirate
Per dissimil beltate:
Vermiglia, il cui rossore
40Arma l’arco d’Amore,
Per via, ch’ei ci diletta
Allor che ci saetta;
Pallida, il cui pallore
Tempra il foco d’Amore
45Per via, che il cor gioisce
Allor che incenerisce.
Qual potrò far corona
Sul giogo d’Elicona,
Sicche vi veggia ornate
50Per dissimil beltate?
In vano oggimai spera
La regïone Ibera,
E la Senna Francese,
E sul freddo paese
55L’ampio Reno Germano,
E spera Italia in vano
Veder su guancia rose,
E viole amorose,
Quale oggi il mio grand’Arno,
60Lasso che io parlo indarno;
Non per l’Idee foreste
Al giudizio celeste
Mirò l’antica etate
Sì mirabil beltate,