Opere complete di Carlo Goldoni - Volume I/Introduzione

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Introduzione

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Opere complete di Carlo Goldoni - Volume I Prefazioni dell’edizione Pasquali
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COMMEDIE

DI

CARLO GOLDONI

Tomo I

Venezia

MDCCCCVII

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L’
ALTO onore a cui ci invitò il Municipio di Venezia, mentre lusinga l’animo nostro, ci lascia dubitosi sulle molte e serie difficoltà dell’impresa, abbracciata da noi con amore grandissimo. Per raccogliere insieme e per illustrare, dove si richieda, tutti quanti gli scritti di Carlo Goldoni, per disporre nel modo più acconcio anche le pietre più umili del glorioso monumento, non basta riordinare il lavoro per più di un secolo compiuto dagli studiosi, in Italia e fuori, intorno al commediografo veneziano; non basta seguire presso i critici e sul teatro la varia fortuna dell’arte goldoniana: ma bisogna ancora indagare la infinita eredità del Settecento, che nasconde altre risposte al desiderio dei posteri. Nè qui finisce il nostro dovere.

La prima parte della nuova edizione, parte più ricca e più bella sopra le altre, quella che il poeta consacrò al tempo e che dopo duecent’anni dalla [p. x modifica]nascita di Goldoni chiama in folla nei teatri il pubblico, fedele al magico nome, comprende tutte le commedie, in prosa e in verso, del fecondissimo autore. Non senza trepidazione invero ci accosteremmo alla mole ingente, dove risplendono gl’immortali capolavori, con pretesa di porre altro ordine e aggiungere lume storico, se, come presente, non ci sorridesse per darci lena e consenso l’onesta figura del Veneziano.

A Venezia, nell’autunno del 1750, Giuseppe Bettinelli stampava il primo tomo delle Commedie del dottor C. Goldoni: data degna di ricordo nella nostra letteratura. Il libro fu accolto «con tanta avidità», come raccontano le Novelle della Repubblica Letteraria (A. 1751, n. 34), che nella primavera dell’anno seguente «convenne farne una seconda edizione, prima che fosse terminata la stampa del tomo secondo». E dopo il secondo, nel ’52, il Bettinelli diede principio alla terza edizione; e così nel ’53, dopo il terzo, alla quarta, ma questa volta sui copioni della compagnia Medebach, ritoccati da mano straniera, senza più le cure dell’autore; e forse nel ’55 (falsamente ’53) alla quinta, «sull’esemplare della Fiorentina»: in tutto 32 commedie, riunite in 8 volumi, perchè il nono (1757) è propriamente il decimo dell’edizione fiorentina, alquanto scemato. Certo manca un buon numero delle 44 commedie scritte da Goldoni per i teatri di S. Samuele e di S. Angelo, fino al distacco dal Medebach, e dall’impresario affidate al libraio (v. lettera nel t. IV Bett.). - Goldoni intanto, partito nell’aprile del ’53 per Firenze, iniziava coi tipi del Raperini un’altra [p. xi modifica]ristampa «corretta, riveduta ed ampliata», che abbracciò ben 10 tomi, di 5 commedie ciascuno, e finì l’anno 1757. Come poi a Bologna si impresse abusivamente la maggior parte dei componimenti della edizione veneziana, così a Pesaro e a Torino e, più tardi, a Venezia stessa (Savioli) si ricopiava, più o men fedelmente, col permesso dell’autore, l’edizione di Firenze.

Tra il 1757 e il ’63 uscì a Venezia, presso il Pitteri, il Nuovo Teatro Comico di Goldoni, ossia 40 commedie, in 10 tomi, scritte per il teatro di S. Luca (o S. Salvatore): per tacere di 5 altri volumi di data posteriore e non più originali. Ma già nel 1761 erasi accinto G. B. Pasquali, valentissimo editore veneziano, a una raccolta completa di tutte le opere del grande concittadino, la cui fama correva ormai per i lontani paesi d’Europa, e promise di pubblicare 4 volumi l’anno, adorni d’incisioni: se non che la bella impresa, nello spazio di circa tre lustri più volte interrotta, per la lontananza principalmente dello scrittore che da Parigi non fece ritorno, cessò dopo 17 tomi di Commedie (4 per tomo) e 2 di Componimenti diversi. – Altre collezioni si tentarono a Torino. Finalmente Antonio Zatta, ancora a Venezia, negli anni 1788-1795, riuscì ad offrire ai lettori italiani la prima edizione completa delle Opere Teatrali, in 44 volumi arricchiti di molti rami, sebbene più modesti che non quelli del Pasquali: condotta sui manoscritti (di poi smarriti o periti miseramente) che mandò il vecchio Goldoni di Francia, con più cose fino allora inedite. [p. xii modifica]

Poichè nessun autografo resta, si può dire, delle commedie, è facile intendere dal nostro racconto quali antiche stampe, poste a confronto, serviranno alla ristampa presente: chi poi voglia di queste e d’altre edizioni del Settecento particolari notizie, consulti la preziosa Bibliografia goldoniana di A. G. Spinelli (Milano, Dumolard, 1884). Poco o niente utili ci saranno le raccolte dell'Ottocento: sapremo invece trarre profitto dalla pubblicazione di sparsi capolavori, che egregi uomini curarono e illustrarono.

Di gravissima preoccupazione fu per noi la grafia goldoniana. Forse qualcuno avrebbe desiderato una veste, per dir così, più moderna: ma nemmeno oggi è possibile per mezzo dei segni rappresentare la vera pronuncia, nè fu ancora fissata per gli anni che verranno la legge del dialetto e della scrittura. Ut silvae foliis.... Non si deve credere che il Goldoni, uomo straricco di buon senso, sebbene non fosse filologo nè grammatico, si abbandonasse al mero capriccio e non obbedisse piuttosto a una sua norma naturale, sia che desiderasse accostarsi per la trascrizione alla forma che diciamo toscana, a fine di riuscire d’intelligenza più facile ai lettori, sia che volesse più semplicemente seguire l’uso quasi costante degli scrittori veneziani: certo fra le varie edizioni da noi ricordate, per uno spazio di ben quattro decenni, non si riscontrano a tale rispetto differenze gravi. Resti dunque il glorioso commediografo custode dell’antica tradizione, com’egli fu l’ultima gran voce della Repubblica di S. Marco.

Per preparare l’animo dei lettori a meglio godere l’opera goldoniana, qual più degna introduzione delle [p. xiii modifica]prefazioni che si trovano in testa ai singoli volumi del Pasquali, oggi per la prima volta ristampate integralmente, in cui si compiace il buon dottore veneziano di raccontarci nel più ingenuo stile la storia della sua vita fino al 1743, rievocando principalmente quegli episodi ond’egli fu indotto da prepotente amore a scrivere per il teatro? Nè alle commedie si poteva immaginare illustrazione più bella delle incisioni che allietarono un dì l’edizione del Pasquali, omai rara, e quella dello Zatta: dove si svolgono le scene più caratteristiche del teatro di Carlo Goldoni, col ricordo recente degli interpreti più famosi del tempo. Ancora indugia sul fondo sincero il Settecento, con le sue dolci sorprese: risorge a un cenno del Poeta, la folla fantastica e reale dei personaggi; e le ridenti creazioni, che l’anima di Venezia riempie, s’inseguono e ci illudono senza fine.

La fatica nostra, quale si sia, rimane per gran parte dissimulata. Non abbiamo la pretesa di aver fatto sempre bene, nè la speranza di poter soddisfare per l’avvenire ogni desiderio: solo cercheremo, col maggior impegno, di far meglio. Per ora ci conforta il lavoro compiuto, se anche umile. Come l’industre artefice, se gli avvenga di aver trovato un’opera di antico pregio, tutta la percorre con cura, ne scompone e rimette i frammenti, la ripulisce e l’ammira, poi riposa lieto della gloria non sua: e l’opera intanto risplende dalla parete.

Il Comitato ordinatore dell’edizione:

Edgardo Maddalena - Cesare Musatti - Giuseppe Occioni-Bonaffons - Federico Pellegrini - Angelo Scrinzi - Giuseppe Ortolani compilatore.