Opere volgari (Alberti)/Nota sul testo (volume III)/Lettere

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Nota sul testo (volume III) - Istorietta amorosa Appendice (volume III)

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LETTERE

Diversi motivi ci hanno persuasi a includere tra le opere volgari le poche lettere dell’Alberti scritte in italiano. Prima di tutto, l’importante lettera a Matteo de’ Pasti intorno alla costruzione del Tempio Malatestiano, documento assai significativo sia per la storia dell’edificio sia per i principi architettonici ivi espressi, ci pareva potersi considerare quasi un brevissimo opuscolo. Una volta accolta questa tra le opere albertiane, sembrava logico aggiungervi le altre cinque lettere volgari che si conoscono, di cui due si raccomandano pure perché riguardano costruzioni progettate dall’Alberti. Ma il valore di queste poche lettere (accresciuto già dal semplice fatto di essere poche) non si limita all’importanza del loro contenuto artistico o personale; esse ci fanno conoscere non solo un altro Alberti scrittore, diverso da quello delle opere letterarie, morali e tecniche, ma anche le sue abitudini ortografiche. Trattandosi di lettere autografe, abbiamo creduto opportuno in questo caso fare eccezione alle norme già stabilite e generalmente seguite in questa edizione. Ci siamo limitati perciò a sciogliere le abbreviazioni, a punteggiare i testi e a mettervi le maiuscole secondo le consuetudini moderne. Per ciascuna lettera diamo qui sotto le indicazioni bibliografiche essenziali, aggiungendo, ove pare necessario, qualche parola di commento.


I. A Giovanni di Cosimo de’ Medici

Firenze, Archivio di Stato, Carteggio Mediceo, fasc. VI, n. 781.

Edita nell’«Arch. stor. ital.», ser . III, vol. XII, 1870, p. 150, e da G. Mancini, L. B . Alberti Opera Inedita, Firenze, 1890, pp. 285 sgg. Cfr. anche G. Mancini, Vita di L. B. A., 2a ed. cit., p. 371, n. 1: il «Sandro» menzionato nella lettera era fattore dei Medici, e il «borgo» quello [p. 427 modifica]di S. Lorenzo in Mugello, di cui l’Alberti era stato nominato pievano nel 1450. Non si sa la data della lettera, ma si potrebbe col Mancini congetturare che non sia di molto posteriore al 1450. Giovanni de’ Medici morì nel 1463.


II. A Matteo de’ Pasti

Pierpont Morgan Library, New York. Già proprietà della Biblioteca di S. Michele di Murano, fu pubblicata (scorrettamente e con diverse lacune) da G. B . Mittarelli nel suo catalogo della Biblioteca codicum manuscriptorum Monasterii Sancti Michaelis Venetiarum prope Murianum, Venezia, 1779, col. 663-64. Quella biblioteca andò dispersa durante l’era napoleonica, e la lettera dell’Alberti scomparve per tornare alla luce soltanto nel 1956 quando venne acquistata, in una vendita all’asta a Ginevra, dalla Pierpont Morgan Library. Abbiamo avuto allora la fortuna, grazie alla squisita gentilezza del bibliotecario di questa biblioteca, di poter pubblicare per la prima volta il testo corretto e integrale di questa importante lettera:

Alberti and the Tempio Malatestiano. An Autograph Letter from Leon Battista Alberti to Matteo de’ Pasti, November 18, 1454, edited with an introduction by Cecil Grayson (Pierpont Morgan Library Mediaeval and Renaissance Monographs Series Number One), New York, 1\957.

Da questa edizione, corredata di un facsimile dell’originale e di una traduzione inglese, e presentata con un breve studio della storia della lettera e della sua importanza per la costruzione del Tempio Malatestiano, si riproduce qui il solo testo volgare (con una lieve correzione nell’indirizzo, di cui sono debitore all’amico Augusto Campana. Invece di Arimino, si legge ora, correttamente, In Arimino). Per ogni altra informazione rimandiamo a quella pubblicazione1.


III. A Lodovico Gonzaga

Mantova, Archivio di Stato, F. II. 8.

Edita da G. Braghirolli, L. B. Alberti a Mantova, in «Arch. stor. [p. 428 modifica]ital.», ser . III, vol. IX, 1869, p. 7; e da G. Mancini, in Opera inedita cit., p. 288 sgg.

Cfr. anche G. MANCINI, Vita cit., p. 392.

L’Alberti risponde ad una lettera del Marchese inviatagli da Milano in data 22 febb. 1460, in cui lo pregava di aspettare a Mantova il suo ritorno (vedi Braghirolli, op. e loc. cit.).


IV. A Lodovico Gonzaga

Mantova, Archivio di Stato, E. XXV . 3.

Edita da G. Mancini, Op. ined. cit., p. 290.

Cfr. anche G. Mancini, Vita cit., pp. 397, 398 (facsimile della lettera). L’Alberti si rallegra col padre per la nomina a cardinale del suo secondogenito, Francesco, avvenuto il 18 dic. 1461.


V. A Lodovico Gonzaga

Mantova, Archivio di Stato, E. XXV. 3.

Edita da G. Mancini, Op. ined. cit., p. 291.

L’Alberti evidentemente voleva comprarsi qualche terreno a Mantova e si rimetteva al giudizio del Gonzaga. Cfr. Braghirolli, op. cit., p. 16.


VI. A Lodovico Gonzaga

Mantova, Archivio di Stato, F. II. 8.

Edita da G. Braghirolli, op. cit., p. 14, e da G. Mancini, op. ined. cit., pp. 291 sgg. La lettera sarebbe del 1470. Cfr. G . Mancini, Vita cit., pp. 487 sgg. L’Alberti, parlando del disegno per la chiesa di S. Andrea, nomina Luca Fancelli, lapicida, e Antonio Manetti, architetto. Per l’«Etruscum sacrum» vedi R. Krautheimer, Alberti’s Templum Etruscum, in «Münchner Jahrbuch der bildenden Kunst», XII, 1961, pp. 65-72.


Note

  1. Alle indicazioni bibliografiche intorno alla storia della lettera e alla dispersione dei codici di S. Michele, si aggiunga pure E . Mioni, I mss greci di S. Michele di Murano, in «Italia medievale e umanistica», I, 1958, pp. 317 sgg.