Pagina:Archivio storico italiano, serie 5, volume 7 (1891).djvu/351

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tiata, et fra le altre s.ta Anna nel parto di s.ta Maria, et di santo Filippo, et più opere in Francia, et altrove, et a Milano.165)


Lionardo di ser Piero da Vinci, ciptadino fiorentino. Costui in disegnio avanzò gli altri, et ebbe inventioni bellissime, ma non colorì molte cose, perchè mai in niente, anchor che belle, satisfecie a se medesimo: et però ci sono poche cose di suo, che il suo tanto conosciere gli errori non lo lasciò fare.

Ritrasse la Ginevra di Amerigho Benci tanto bene finita, che ella propria non era altrimenti.166) Fecie una Nostra Donna in tavola, cosa rara, et uno s.to Giovanni.167)

Fecie una tavola da altare al s.re Lodovico di Milano, che ha nome delle più belle cose che in pittura si vegha; la quale esso s.re mandò nella Magna allo Imperatore,168) et in Milano è di suo uno cienacolo: cosa excellente.

Fecie di terra un cavallo di ismisurata grandezza suvi il Duca Francesco Sforza, per gittarlo di bronzo: ma da tutti fu giudicato impossibile, perchè voleva gittarlo di uno pezo.169)

Fecie infiniti disegni maravigliosi, et fa l’altre (sic) una Nostra Donna et s.ta Anna che andò in Francia,170) et uno cartone della |fo. 51r] guerra di Fiorentini quando ruppono Nicholo Piccinino, capitano del Duca di Milano.


Filippo da Anghiari171), el quale cominciò a mettere in opera nella sala del Consiglio di materia che non serrava, in modo che rimase imperfetta: dettesi la colpa che lui fu ingannato nello olio del seme del lino che gli fu falsato. Era universale in diverse cose, come nel tirare nelli edifitii, et acque in prospettiva, et come è detto, nel disegno quasi passò tutti gli altri: nè mai si quietava con lo animo, sempre con lo ingiegno fabbricava cose nuove: et fecie in Milano uno cenacolo miracoloso.172)


Michelagniolo di Lodovico Buonarroti è da considerare quale più conveniente chiamare si possa, architettore, scultore, overo pittore, perchè in tutte le dette facultà ha tanto perfettamente operato. Nella pittura, come si vede in assaissime opere et maximo a Roma nella cappella di Iulio II in s.to Pietro, dove ha volsuto a tutto il mondo mostrare che tutti li altri pittori gli sono inferiori, et tutti quegli che vogliono di tale arte essere chiamati maestri, a pari di quella di Michelagniolo, conosciesi essere tutte l’altre cose impiastrate, et anchora che habbino lo esemplo di decto unico maestro, non dimeno non ànno saputo inmitarlo, conosciuta la difficultà della arte et la maestria, la quale in nessuno delli altri apparisce nè antiqui o moderni.