Pagina:Boccaccio, Giovanni – Opere latine minori, 1924 – BEIC 1767789.djvu/315

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nota 309

e XIII1; un’altra edizione parziale si ebbe nel 1876 per opera di A. Wesselofsky, che fece conoscere la XX e la XXI2. Si arriva cosí a quell’indefinibile guazzabuglio ch’è il libro messo insieme da F. Corazzini nel 18773, a dare un’idea del quale basterá esporre la contenenza delle sue cinquecento pagine, ch’è la seguente: dopo le prefazioni della Teseide e del Filostrato vien l’ep. V, poi l’invio dell’Ameto, la lettera al Bardi, le epp. VIII e IX, il carme Ytalie iam certus (qui, III) tra due lettere del Petrarca (nella versione del Fracassetti), la consolatoria a messer Pino, l’ep. XIV, la XII (testo volgare), la XVIII, il proemio della Genologia, la dedica del De Claris mulieribus, il carme per l’Africa (qui, VII), le epp. XV, XXIII, XX, XXI, X, XVII, XVI, XIII e XIX, la dedica del De casibus, l’ep. XXIV. Fin qui la raccolta vera e propria, ma il volume non è finito: in appendice seguono documenti sulle ambascerie del Bocc., il suo testamento con illustrazioni, sei lettere «attribuite», e cioè, con quella a Cino da Pistoia4, le cinque dello Zibaldone Laurenziano (qui, I-IV e VI), un po’ di testimonianze e un’appendice alle ambascerie. C’è, innegabilmente, quasi tutto l’epistolario superstite, compresevi quattro lettere che sino ad allora erano rimaste inedite5: ma come pubblicato! Il giudizio dell’Hortis, che il testo di queste quattro «è molto scorretto»6, è ancora soverchiamente mite; piú s’accosta al meritato quello dello Hecker, che chiama l’intero libro «ein trauriges Zeugnis von Liederlichkeit und Unkenntnis»7: dopo di che non è davvero il caso d’insistere nella requisitoria contro questo sciagurato frutto della dottrina italiana, che tuttavia, per colmo di disgrazia, continuò sino ad oggi ad essere adoperato e citato, perché quel che lo potesse



  1. S. Ciampi, Monumenti d’un manoscritto autografo di messer G. Bocc. da Certaldo trovati ed illustrati, Firenze, 1827; Monum. di un ms. autogr. e lettere inedite di messer G. Bocc., il tutto nuovamente trovato ed illustr., sec. ediz., Milano, 1830. In quest’ultima è anche ristampato]] il testo volg. della XII (qui p. 338, n. 2).
  2. Io. Bocc. Ad Maghinardum de Cavalcantibus epislolae tres, Pietroburgo, 1876 (fa da terza la lettera dedicatoria del De casibus).
  3. Le lettere edite e ined. di messer G. Bocc. tradotte e commentate con nuovi documenti, Firenze, 1877. Era stato annunziato sin dal 1875 e doveva constare di due volumi, che furono poi ridotti ad uno (cfr. Bacchi della Lega, Serie cit., p. 125).
  4. Cfr. qui, p. 307, n. 4.
  5. XV, XVI, XVII e XIX.
  6. Op. cit., p. 791.
  7. Op. cit., p. 167, n. 2.