Pagina:Boccaccio-Caccia e Rime-(1914).djvu/26

Da Wikisource.
xviii Avvertenza

per natura e più fatto dall’età senile. Una volta un religioso, macchiato, pare, di molte sozzure, osò provocare con accuse e punzecchiare il Boccacci, che gli avventò addosso due veementi sonetti (CXX-CXXI): nei quali son sì osservabili i riscontri con frasi e concetti della lunga invettiva contro il priore dei SS. Apostoli, il Nelli, che l’ipotesi da me avanzata circa la identità di colui, che il Petrarca ribattezzò Simonide, col ‘sacerdote iniquo’ dei versi non mi sembra invero troppo ardita.

Più tardi, fu la volta di un ignoto che, per quanto ricaviamo dai sonetti responsivi (CXXII-CXXIV), rimproverò poco urbanamente al Boccacci la divolgazione delle sublimi bellezze dantesche, nella pubblica lettura in S. Stefano palesate alla ‘feccia plebeia’: ma, o che la fibra fosse nel sessagenario scrittore già fiacca o che veramente lo rimordesse coscienza delle appostegli colpe, il Boccacci si tenne sulla difensiva e replicò molto calmo.

Un anno dopo, nel 1374, gli moriva il maestro ed amico, il Petrarca; e l’acerbissimo lutto trasse dall’anima del poeta un sonetto, che è il più patetico della raccolta, la quale si chiude, così, con un singulto (CXXVI).

Per tutto ciò che riguarda la bibliografia delle Rime, le relazioni tra i mss. che le conservano in rapporto alla costituzione del testo, la loro lezione, le ragioni del loro ordinamento e le questioni ermeneutiche e biografiche che ad esse si collegano, è necessario che il lettore studioso ricorra alla lunga trattazione proemiale di cui è corredata l’editio maior. In essa è an-