Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. III, 1974 – BEIC 1804859.djvu/102

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96 saggi critici

mente applaudite. L’idea di Alfieri si sente manchevole: qui è il progresso. Vuole vivere; vuol essere cosa seria e non da teatro o da accademia, e prende l’aspetto austero e risoluto della serietá. Questa prima vita non è che la sua stessa ombra; è la sposa non vista ancora, ancora in balia della sua immaginazione. Questo che è la tua creatura, tu la chiami realtá. Illusione facile de’ tempi nuovi, quando l’avvenire si affaccia inviluppato da’ vapori della tua immaginazione. Illusione seguita presto dal disinganno, alla prima esperienza. Che avviene allora? In luogo di accusare la tua credulitá, tu accusi la realtá che non ci ha colpa, e la getti da te e ti ritiri in te stesso, inconscio che il tuo male è appunto questo vivere in te e di te, questa tua impotenza ad uscirne. Tu non comprendi che questa tua riflessione in te stesso è appunto la tua morte, il suicidio, e che, se vuoi salvarti, se vuoi vivere, devi dimenticarti in quella realtá che trovi tanto diversa dalla creatura, alla quale avevi dato il suo nome; devi quella studiare, in quella vivere, in quella cercare e trovare te stesso: tu non comprendi che la tua idea solo passando attraverso alle contraddizioni e a’ dolori dell’esistenza può realizzare sé stessa. Tu noi comprendi e noi puoi ancora comprendere perché sei troppo giovane, e sei appena alla prima esperienza. Questo è il primo fenomeno del disinganno. L’idea, urtata dalla realtá, non ha la forza di penetrarvi, e si ritira in sé, maledicendola. Foscolo rappresenta questo primo momento dello spirito. Il mondo di Jacopo è il suo riflesso, la sua creatura; e quando lo trova resistente, e proprio il contrario di sé, si ritira tra’ suoi ideali, inseguito da questa coscienza, che essi non sono che ombre e apparenze del suo spirito, e questa coscienza è il disinganno, questa l’uccide. Il tarlo che lo rode è appunto questo, di esser costretto a chiamare illusioni le piú care sue idee, la patria, la virtú, la gloria, l’amore. «Ma se l’inganno ti nuoce: che monta? se il disinganno mi uccide?». L’inganno lo fa «divino», lo rituffa nelle fresche onde della vita, ma in fondo rimane questo pensiero omicida, che è un inganno. Alfieri è l’illusione. Foscolo è il