Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. III, 1974 – BEIC 1804859.djvu/115

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ugo foscolo i09


della letteratura, e da uomo che predicava con l’esempio. La stessa tendenza è manifesta negli scritti critici, coi quali, esule, illustrò la patria. La critica era tutta intorno alle forme e al meccanismo: tal letteratura, tal critica. Gravina, Cesarotti, Beccaria miravano ad una critica piú alta, la quale non era in sostanza che un meccanismo ragionato o filosofico. Nessuno sospettò che la vita, come nella natura, cosí nell’arte viene dal di dentro, e che ove non è mondo interiore, non è mondo esterno che viva, ancorché correttissimo e splendidissimo nel suo meccanismo. Foscolo è il primo tra’ critici italiani che considera un lavoro d’arte come un fenomeno psicologico, e ne cerca i motivi nell’anima dello scrittore e nell’ambiente del secolo in cui nacque. Quando Cesar’raccoglieva «le bellezze di Dante» e Giordani rettoricava sulla Psiche, Foscolo avea giá scritto il suo Discorso sul testo della Commedia di Dante e i suoi Saggi sul Petrarca. Critica psicologica, la cui importanza se pare oggi non molta per la superficialitá del contenuto, rimane pure grandissima per la sua tendenza, guardandovi quasi piú l’uomo che lo scrittore, piú le cose che le forme, e piú la vita interiore che l’esterno meccanismo. In questa reintegrazione della coscienza o di un mondo interiore accordavasi il poeta, il professore e il critico. Nessuno gli duo contrastare questa gloria. È il centro, ove convergono tutte le sue facoltá e gli dá una fisonomia.

Foscolo mori al i827. Il secolo decimonono lo investe nella sua ultima etá e gitta il disordine nella sua coscienza. Il suo scetticismo vacilla tra quell’onda religiosa che si solleva sulle rovine della Dea Ragione. La repubblica non gli apparisce piú come una forma sostanziale della libertá, e vagheggia una monarchia costituzionale. La fede nel suo classicismo si oscura in quell’atmosfera romantica di cui si avvolge la reazione. Discepolo di Locke, è incalzato nel suo materialismo da quella corrente di misticismo che sotto nome di restaurazione filosofica invade l’Europa. Pajon fuori i suoi dubbii, le sue oscillazioni. Mobile, vivace, appassionato, facile alle illusioni, sincero amico di Pellico, ammiratore di Manzoni, avrebbe forse avuto la