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30 saggio critico sul petrarca


vero su di lui canonicati, priorati, ambascerie; confidente di principi, beniamino di popoli. Fu invidioso. Ebbe la rara felicitá di non avere eguali durante la vita, di essere superiore all’invidia, e di poter fare il protettore degli uomini di lettere con la stessa ostentazione con la quale i principi proteggevano lui. Ma l’ombra di Dante si drizzava innanzi alla sua immaginazione, come uno spettro nero. Assicura di non averlo mai letto; e, quando il Boccaccio lo prega, di volere pur dire alcuna parola in favore di Dante, e rimuovere da sé il sospetto di portargli invidia, egli vi si rifiuta, protestando di non potere esser tacciato d’invidia verso di un uomo, il quale non trovava ammiratori che presso il volgo. Che amarezza! e come scoppia l’invidia nel punto stesso che vuol nasconderla!

Tale fu il Petrarca. Ciascuno ha un po’ la pedanteria del suo mestiere. Letterato, si avvezzò a considerar gli avvenimenti come una materia letteraria, un tema di orazione o di poesia. Mirava innanzi tutto a fare un bel lavoro: era un po’ come un avvocato: — Il cliente ha perduto la causa, ma io ho fatto una bella arringa. — Cola da Rienzo proclama la repubblica dal Campidoglio: uno de’ sogni piú accarezzati dal Petrarca. Egli scrive una epistola latina, nella quale, dopo i debiti elogi al tribuno ed al popolo romano, conchiude di non poter far nulla lui, e perché prete, e per le gravi faccende che lo tenevano in Avignone. E quando le cose andavano a male, il Petrarca, supplicato di voler far pure alcuna cosa, risponde non poter dare altro a Roma che le sue lacrime. Parlava ardito e lo lasciavano dire; ammiravano la bella forma e poco si davano pensiero delle cose. Nelle sue ambascerie spesso non otteneva nulla; ma lodavano l’ingegno, la bella orazione, e gli regalavano un canonicato. Ben altro fu il destino di Dante. Principi e popoli non distinguevano in lui l’uomo dal poeta; sapevano che nella sua immaginazione non ci era niente di piú che non fosse pronto a mettere nelle sue azioni, onde meritò di essere perseguito da odii inestinguibili. Fu proscritto, povero, e mori, quando il sogno di tutta la sua vita, il suo sogno dell’impero, erasi affatto dileguato; mori in mezzo alle grida trionfatrici dei