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xx - la nuova letteratura 417


all’avanguardia, avea nel suo linguaggio e nelle sue formole quell’accento di misticismo e di vaporoso idealismo che era penetrato nella filosofia e nelle lettere e che lo chiariva uomo del secolo, e mostravasi anche lui disposto a tener conto delle condizioni reali della pubblica opinione e a sacrificarvi una parte del suo ideale. Cosi, rammorbidite le passioni, confidenti nel progresso naturale delle cose e persuasi che anche sotto i cattivi governi si può promuovere la coltura e la pubblica educazione, i piú smessero l’azione politica diretta e si diedero agli studi: fiorirono le scienze, si sviluppò il senso artistico e il genio della musica e del canto; la Taglioni e la Malibran, la Rachel e la Ristori, Rossini e Bellini, le dispute scientifiche e letterarie, i romanzi francesi e italiani occupavano nella vita quel posto che la politica lasciava vuoto. In breve spazio uscivano in luce il Carmagnola, l’Adelchi e i Promessi sposi; la Pia del Sestini; la Fuggitiva, l’Ildegonda, i Crociati e il Marco Visconti del Grossi; la Francesca da Rimini del Pellico; la Margherita Pusterla del Cantú; l’Ettore Fieramosca, e piú tardi il Niccolò de’ Lapi di Massimo d’Azeglio. Ultime venivano, con piú solenne impressione, le Mie prigioni. Ciclo letterario che fu detto «romantico»: un romanticismo italiano, che facea vibrare le corde piú soavi dell’uomo e del patriota, con quella misura, con quell’ ideale internato nella storia, con quella storia fremente d’intenzioni patriottiche, con quella intimitá malinconica di sentimento, con quella finezza di analisi nella maggiore semplicitá de’ motivi, che rivelava uno spirito venuto a maturitá e ne’ suoi ideali studioso del reale. Con tinte piú crude e con intenzioni piú ardite comparivano l’Arnaldo da Brescia e l’Assedio di Firenze. Ciascuno sentiva sotto la scorza del medio evo palpitare le nostre aspirazioni: le minime allusioni, le piú lontane somiglianze erano còlte a volo da un pubblico che si sentiva uno con gli scrittori. Il romanticismo perdette la serietá del suo contenuto: la parola stessa usciva di moda. Il medio evo non fu piú materia trattata con intenzioni storiche e positive. Fu l’involucro de’ nostri ideali, l’espressione abbastanza trasparente delle nostre speranze. Si sceglievano argomenti che meglio rappresentassero il pensiero o il sentimento


F. de Sanctis, Storia della letteratura italiana - ii.

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