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62 storia della letteratura italiana


esterioritá delle forme e que’ mezzi artificiali di farsi via nel mondo, che sono si familiari e si facili a’ mediocri. Ma la sua influenza è stata grandissima nella posteritá, e la sua fama si è ita sempre ingrandendo fra gli odii degli uni e le glorificazioni degli altri. Il suo nome è rimasto la bandiera intorno alla quale hanno battagliato le nuove generazioni, nel loro contraddittorio movimento ora indietro ora innanzi.

Ci è un piccolo libro del Machiavelli, tradotto in tutte le lingue, il Principe, che ha gittato nell’ombra le altre sue opere. L’autore è stato giudicato da questo libro, e questo libro è stato giudicato non nel suo valore logico e scientifico, ma nel suo valore morale. E hanno trovato che questo libro è un codice della tirannia, fondato sulla turpe massima che il fine giustifica i mezzi e il successo loda l’opera. E hanno chiamato «machiavellismo» questa dottrina. Molte difese sonosi fatte di questo libro, ingegnosissime, attribuendosi all’autore questa o quella intenzione piú o meno lodevole. Cosi n’è uscita ima discussione limitata e un Machiavelli rimpiccinito.

Questa critica non è che una pedanteria. Ed è anche una meschinitá porre la grandezza di quell’uomo nella sua utopia italica, oggi cosa reale. Noi vogliamo costruire tutta intera l’immagine, e cercare ivi i fondamenti della sua grandezza.

Niccolò Machiavelli è innanzi tutto la coscienza chiara e seria di tutto quel movimento, che, nella sua spontaneitá, dal Petrarca e dal Boccaccio si stende sino alla seconda metá del Cinquecento. In lui comincia veramente la prosa, cioè a dire la coscienza e la riflessione della vita. Anche lui è in mezzo a quel movimento, e vi piglia parte, ne ha le passioni e le tendenze. Ma, passato il momento dell’azione, ridotto in solitudine, pensoso sopra i volumi di Livio e di Tacito, ha la forza di staccarsi dalla sua societá e interrogarla: — Cosa sei? dove vai? —

L’Italia aveva ancora il suo orgoglio tradizionale, e guardava l’Europa con l’occhio di Dante e del Petrarca, giudicando barbare tutte le nazioni oltre le Alpi. Il suo modello era il mondo greco e romano, che si studiava di assimilarsi. Soprastava per