![]() |
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. | ![]() |
270 | vi - commento alla «chioma di berenice» |
religione Omero, quel maestro di Alessandro, fu detto «padre delle arti belle», e l’Iliade fonte di tragedie; ed ebbe egli quindi gloriosi discepoli in Grecia, seguiti poi da que’ latini, che noi onoriamo come maestri della poesia. Uno de’ discepoli di Omero è Callimaco, sí onorato da’ letterati dell’aurea latinitá[1] e degno spesso della imitazione di Virgilio[2]. Del poemetto, a cui s’hanno a riferire questi principi, appena abbiamo pochi avanzi rosi dagli anni: ma la traduzione di Catullo ci serba un alto monumento di quel poeta. Considerandolo, si troverá pieno di quel mirabile richiesto alla poesia, perché è fondato su la religione degli egizi e sull’autoritá di un astronomo illustre. Questo mirabile non è, come gl’incantamenti de’ romanzieri, vòto di effetto; ma fa piú salde le fondamenta dello Stato, convalidando l’opinione popolare, che una delle madri de’ regnanti sia diva compagna di Venere[3]. Dalla metamorfosi della Chioma trae campo per istituire un novello culto, celebrato dalle vergini vereconde e dalle spose pudiche[4]. Troppo ho scritto, e piú forse ch’io non voleva, onde mostrare il mirabile di Callimaco; ma mi ha tratto fuor di cammino il desiderio di dire quello
che ho portato nel cor gran tempo ascoso[5],
da poi che vedo le greche e le latine lettere soverchiate in Italia dagl’idiomi d’oltramonti, e mal governate da’ pedanti, cicale pasciute non d’attica rugiada, che indegnamente le insegnano.
- ↑ Catullo, carm. lxiv, verso 16; Orazio, lib. ii, epist. ii, verso 99; Properzio, lib. ii, eleg. xxiv, verso 31; Id., lib. iii, eleg. i; Id., ibid., eleg. vii, verso 43; Ovid., Amorum, lib. I, eleg. xv, verso 13; Remed. amor., verso 759; Tristium, lib. II, verso 363; In Ibim, verso 53; la quale poesia imprecativa Ovidio imitò da Callimaco.
- ↑ Paragona il principio dell’Inno ad Apollo col verso 90 e seguenti dell’Eneide, lib. iii, e col verso 253 e sg., lib. vi. Inno in Diana, verso 56 e sg. con l’Eneide, lib. viii, verso 415. Altre imitazioni vi saranno ch’io non so, e molte piú forse ve n’era da’tanti libri perduti di Callimaco. *Vedi l’epigramma sul cacciatore che sdegna la preda giá fatta e insegue la fuggitiva, non giá imitato, ma tradotto con le stesse circostanze e tolto di pianta da Orazio a Callimaco, nella satira ii, libro 1. vers. 105 e sg.*
- ↑ Considerazioni al verso 54 (Considerazione IX).
- ↑ Id. al verso 79 (Considerazione XIII )
- ↑ Petrarca.