Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. II, 1929 – BEIC 1890705.djvu/377

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traduzioni 371


340piú sostanza non ha ch’agli uman sensi
nota esser possa. Or sii frattanto a parte
del mio sapere; e scopri in un istante
il destin dell’Europa1, e qual ti attende
sorte, o Colombo, poi che ’l sommo Iddio
345in guiderdon de la tua fé dipinge
oggi a’ tuoi guardi la futura gente.
Da questo globo, ch’io ti mostro, apprendi
che mal nota agli antichi era la terra2;
perocché un oceano ampio creduto
350fu giá il nostro emisfero. Il continente,
a cui sono i due poli ultime sponde,
dall’aurora all’occaso oltre piú stende
i suoi confini: e ’l mar, che d’Asia i liti
da noi disgiunge, or piú vasto ti appare3,
355che forse no ’l credesti. Ecco siccome
per questi flutti sconosciuti4, errando
intorno al globo, al porto onde fèr vela
torneran le tue navi. Indi ben tosto,
nato a beffarsi de’ marin perigli,
360aprirá un lusitan5 novo cammino
al mezzodí dell’Affrica; e fia poi
eroe famoso d’un cantore illustre.
E mentre in riva al Gange di costui
fia temuto il valor, qui le tue squadre
365vincitrici oseran6 romper tue leggi.
Ma credi pur che non avran qui fine
i tuoi travagli. Egli è ben ver che aperti
gli ampi tesori a te saran di questo
mondo novel, cui l’oceán riserra:
370ma dal forte Colombo il nome eterno
giá non avranno quelle immense terre;
peroch’altri verrá d’Arno7 a rapirti
questa mercé, che al tuo valor si debbe.
Cosí ti prova il ciel: tu in tanta gloria
375umil ti serba. Verrá tempo ancora