Pagina:Raffaello - Lettera a Leone X, 1840.djvu/27

Da Wikisource.

23

finite vittorie e trionfi, la calamità e misera servitù; quasi che non convenisse a quelli, che già erano soggiogati e fatti servi dalli barbari, abitare di quel modo e con quella grandezza che facevano quando essi avevano soggiogati li barbari, subito con la fortuna si mutò il modo dell’edificare, e dello abitare: e apparve un estremo tanto lontano dall’altro, quanto è la servitù dalla libertà; e si ridusse a maniera conforme alla sua miseria, senza misura e senza grazia alcuna; e parve che gli uomini di quel tempo, insieme con la libertà, perdessero tutto l’ingegno e l’arte; perchè divennero tanto goffi, che non seppero fare li mattoni cotti, nonchè altra sorte d’ornamenti: e scrostavano i muri antichi per torre le pietre cotte (12); e pestavano li marmi, e con essi muravano; dividendo con quella mistura le pareti di pietra cotta; come ora si vede a quella torre che chiamano della milizia (13). E così per buono spazio seguirono con quella ignoranza, che in tutte le cose di quei tempi si vede. E parve che non solamente in Italia venisse questa atroce e crudele procella di guerra e distruzione, ma si distendesse anco-