Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/203

Da Wikisource.

lettere di fra paolo sarpi. 143

pliche delli Gesuiti fatte al re, e l’Apologia di Richeome,1 che mi pare appunto una risposta dell’oracolo per la sua ambiguità; e altre loro difese.

Resto molto obbligato a V.S. per tante fatiche fatte a mio beneficio, e spero mi darà il modo per ricompensarne qualche particella. Credo che il libro di Elia Assemullero,2 per quanto intendo, sii assai grande, e pertanto difficile da passar qua. Non vorrei che V.S. se ne pigliasse troppo fatica. Quello dell’Inglese è ben degno (come io giudico) per quale si usi qualche diligenza. L’apologia per Castel bisogna bene che sii una impertinenza. So che di là non si può imparar cosa buona; nè io dimandava se difende il fatto ovvero il diritto, salvo che per sapere sin dove gionge la temerità di questi nuovi santi. Mi piace di saper l’autore,3 se bene non dubito, che dalli Gesuiti venga il principio del moto di monsieur Aleaume.

Non vorrei il favore con tanto suo incomodo, come il copiar l’Astronomicon celeste. So che sarebbe fatica di molto tempo e di molta noia, essendo opera dove intervengono numeri e figure. Non mi conviene in modo alcuno, che per mia causa quel signore faccia così grande e noiosa fatica e consumi tanto tempo, che so per le occupazioni sue esserli prezioso. Io ricevo il favore per cómpito, vedendo sola la volontà; chè sarei assai impertinente quando accettassi l’effetto con tanto incomodo di persona qual debbo riverire, e alla quale vorrei dare parte


  1. Gesuita, che scrisse più cose a difesa del suo Ordine e delle dottrine da esso professate.
  2. Vedi la nota 2 a pag. 101.
  3. Vedi la Lettera XXXIV, a pag. 115, e la nota relativa.