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CAPO XXV. 241

l’Ionia1. Tarquinia avea commerci più diretti con Corinto: e da ciò appunto originava la mentovata tradizione, che poneva con Demarato a stanza in questi luoghi delle nostre maremme artisti corintj o sicioni, formatori in terra e pittori. Certo chi ha veduto una rara qualità di vasi dipinti di stile molto antico ritrovati nei sepolcri di Tarquinia e di Vulci, e di cui diamo alcun saggio2, riconosce in queste pitture sì squisitamente condotte un far del tutto speciale, vestimenti, fisionomie, simboli, particolarità, che palesano una scuola aliena, ed uno stile arcaico diligentissimo. Ma cotesti lavori d’arte venivano qua di fuori: certamente piacevano, ed uno stile conforme pare indubitabil cosa, che avesse cultori anche in Etruria, poichè non pochi dei bronzi, e delle sculture toscaniche antiche, van molto appresso a quella maniera di disegno. Per opere siffatte cominciarono gli artefici etruschi a mostrarsi in certo modo emuli a’ Greci: mancando loro un’istoria eroica nazionale tolsero a esercitarsi in soggetti di greca favola: e come prima per le leggi di Fidia e di Zeusi venne l’arte a maggior perfezione, i capi d’opera della scuola ellenica divennero anche per gli Etruschi norma di studio e d’esempio imitativo, il cui buon effetto si fu rimuovere affatto la statuaria da qualunque far egizio, e dalla imitazione gretta della natura locale. Ecco

  1. Vedi p. 51. 55.
  2. Vedi tav. lxxv-lxxviii.