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238 libro terzo


CAPITOLO SECONDO

1329[789]....Eubea non era tanto lontana da Troia, ch’era posta sul lido orientale del Bosforo tracio, onde la chiamarono «terra de’ ciechi», perché fu fondata in luogo men felice, quando nel lido opposto vicino era amenissimo, ov’ora è posta Costantinopoli. Di piú, perché, a’ tempi di Omero, ivi i greci si chiamarono «achivi », che diedero il nome all’Acaia, il qual nome, poi sparso per tutta, vi fece appresso convenire a quella guerra in lega tutta la Grecia, come sopra si è ragionato.

1330[791*] Il simile appunto egli è avvenuto di Dante, che, con errore nel quale noi pur eravamo caduti, si è creduto finora d’aver esso raccolto da tutti i popoli dell’Italia i favellari per la sua Commedia; ma a Dante non arebbono bastato ben tante vite, per aver pronta ad ogni uopo la copia de’ favellari co’ quali compose la sua Commedia. Il vero egli è ch’a capo di trecento anni, essendosi dati i fiorentini a ragionare della lor lingua, ed osservando in Dante tanti favellari, de’ quali, come non ritruovavano autori in Firenze, cosí gli osservavano sparsi per altri popoli dell’Italia (conforme nella nostra plebe napoletana, piú nel nostro contado, ed assaissimo per le nostre province, ne vivon moltissimi), caddero in sí fatto errore, non avvisando che, quando Dante gli usò, dovevan esser anco celebrati in Firenze, perché pur dovette Dante usare una lingua intesa da tutto il comune d’Italia.

CAPITOLO TERZO

1331[[La scienza nuova seconda/Libro terzo/Sezione prima/Capitolo terzo 806#p801|[801]]]..... che sono la delizia delle cene, ed onde furono cotanto lodate, quanto Ateneo ne parla, quelle degli antichi.

CAPITOLO QUINTO

1332[816]..... un bel luogo d’Aristotile ne’ Morali, ove riflette che gli uomini di corte idee d’ogni particolare fan massime: ch’è un grave giudizio della picciola comprensione di quell’ingegni che d’ogni particolar cosa fanno sistemi. Al qual detto d’Aristotile soggiogniamo noi la ragione: perché l’ampiezza della mente umana, la qual è indiffinita.....