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(1385-1386-1387) | pensieri | 129 |
cazione la lingua non si forma, non può servir di modello alla prosa. E notate ancora che dunque il Boccaccio, ch’era pure sí grande ingegno, scrivendo dopo i due grandi maestri sopraddetti e dopo tanti altri prosatorelli italiani, s’ingannò di grosso intorno alla stessa indole della lingua (1386) italiana, intorno alla forma che le conveniva, applicandola alla letteratura, vale a dire, insomma, alla sua forma conveniente o le ne diede una ch’ella ha poi del tutto abbandonata e che le divenne subito affatto sconveniente. Dunque la lingua italiana, almeno quanto alla prosa, ch’é il principale, non era ancora formata; il Boccaccio non valse a formarla, anzi errò di gran lunga. Come dunque la lingua italiana fu formata dai detti tre? come fu formata nel trecento, se il principale prosatore italiano di quel secolo e l’unico che appartenga alla letteratura, non conobbe la sua forma conveniente e se non può servire di modello a veruna prosa? (25 luglio 1821).
* Quanto la civilizzazione per sua natura tenda a conformare gli uomini e le cose umane, come questo sia l’uno de’ principali suoi fini, ovvero de’ mezzi principali per conseguire i suoi fini, si può vedere anche nella lingua, nell’ortografia, nello stile largamente considerato, nella letteratura ec. Tutte cose tanto (1387) piú uniformi in una nazione, quanto ella è piú civile o si va civilizzando di mano in mano, e tanto piú varie quanto ella è piú lontana dalla civiltà perfetta o piú vicina a’ suoi i principii ec. E ne’ principii tutte queste cose furono sommamente varie, incerte, discordi, arbitrarie ec. presso qualunque nazione delle piú cólte oggidí. Lo stabilire e il formare o l’essere stabilita e formata una lingua, un’ortografia ec., non è quasi altro che uniformarla. Giacché sia pur ella regolarissima in questo o quello scrittore o parlatore, ella non è stabilita né formata né buona se non è uniforme nella nazione, e sia pure irregolarissima