Pagina:Zibaldone di pensieri IV.djvu/212

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200 pensieri (2370-2371-2372)

ve l’autorizzano ed anche glielo prescrivono. Ora questa voce (e suoi derivati) non si trova quasi che ne’ poeti, e si può dir poetica. Cosí durano fra  (2371) nostri scrittori, e massime poeti, molte parole ec. di Dante, disusate nel resto ec. E dal luogo di Senofonte si vede che quella voce era sin d’allora in Grecia quel che sarebbe fra noi una voce detta dantesca.

Quest’antichissima radice, non riconosciuta dagli scrittori latini, come mai vive oggi in due volgari derivati da una lingua sorella della greca? Dunque ella fu propria della lingua latina fino da’ suoi principii, cioè da quando ebbe comune origine colla greca (non dopo, 1°, perché già divenuta fuor d’uso tra’ greci, cosí che il volgo romano non poté da essi prenderla, il che sarebbe già inverosimile per se; e come avrebbe potuto prender dai greci una voce poetica? 2°, perché non si trova negli scrittori latini, i quali, e non il volgo, furono coloro che poi massimamente grecizzarono il latino). Dunque d’allora in poi il volgare latino la conservò fino all’ultimissimo suo tempo, e fino a lasciarla nelle bocche del moderno popolo italiano e spagnuolo dove ancora rimane. Dunque ecco anche un’altra prova che la lingua latina fosse piú tenace della sua remotissima antichità che la greca, dove questa voce ec. era uscita d’uso al tempo  (2372) già di Senofonte.

E perché non resti dubbio che il nostro gana sia tutt’una radice col greco γάνος, se non bastasse l’identità delle lettere radicali e la quasi identità del significato, osserveremo che ἐπιγάννυμαι significa insulto. La preposizione ἐπὶ in composizione spessissimo risponde alla latina in (come appunto insilire o insultare nel senso di saltar sopra risponde ad ἐφάλλομαι). Ora il nostro ingannare (spagnuolo engañar) se derivi da ingenium (vedi il Dufresne in ingenium, I) o da gannare non voglio ora asserirlo. Certo è che gannare