Pagina:Zibaldone di pensieri V.djvu/33

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26 pensieri (2838-2839)

sconvengaallo stile, sono altresí costretti di tenere anche questo, per cosí dire, a mezz’aria, e di familiarizzarlo. Onde accade che questi tali poeti e scrittori sappiano di familiare anche ai posteri, quando le loro parole e forme, già divenute abbastanza lontane dall’uso comune, hanno pure acquistato quel che bisogna ad essere elegantissime, perloché già elle come tali s’adoprano dagli scrittori e poeti della nazione ne’ piú alti stili. Ma non essendo elle ancora eleganti a’ tempi di que’ poeti e scrittori, questi dovettero assumere un tuono e uno stile adattato a parole non eleganti, e un’aria, una maniera, nel totale, domestica e familiare, le quali cose ancora restano, e queste qualità ancora si sentono, come nel Petrarca, benché l’eleganza sia sopravvenuta alle loro parole e a’ loro modi che non l’avevano, com’é sopravvenuta, e somma, a quei del Petrarca. Queste considerazioni si possono fare, e questi effetti si scorgono, massimamente ne’ poeti, non solo perché gli scrittori primitivi di una lingua e i fondatori di una letteratura  (2839) sono per lo piú poeti, ma perché, mancando ad essi la detta materia dell’eleganza, niente meno che a’ prosatori, questa mancanza e lo stile familiare che ne risulta è molto piú sensibile in essi che nella prosa, la quale non ha bisogno di voci o frasi molto rimote dall’uso comune per esser elegante di quella eleganza che le conviene, e deve sempre tener qualche poco del familiare. Quindi avviene che lo stile del Boccaccio, benché familiare anch’esso, massime ad ora ad ora, pur ci sa meno familiare, e ci rende piú il senso dell’eleganza e della squisitezza che quello del Petrarca, e dimostra meno sprezzatura, ch’é però nel Petrarca bellissima. Cosí è: la condizione del poeta e del prosatore in quel tempo, quanto ai materiali che si trovano aver nella lingua, è la stessa (a differenza de’ tempi nostri che abbiamo a poco a poco acquistato un linguaggio poetico tutto