<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2839&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20160414131716</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2839&oldid=-20160414131716
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2839 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 26modifica] sono per lo piú poeti, ma perché, mancando ad essi la detta materia dell’eleganza, niente meno che a’ prosatori, questa mancanza e lo stile familiare che ne risulta è molto piú sensibile in essi che nella prosa, la quale non ha bisogno di voci o frasi molto rimote dall’uso comune per esser elegante di quella eleganza che le conviene, e deve sempre tener qualche poco del familiare. Quindi avviene che lo stile del Boccaccio, benché familiare anch’esso, massime ad ora ad ora, pur ci sa meno familiare, e ci rende piú il senso dell’eleganza e della squisitezza che quello del Petrarca, e dimostra meno sprezzatura, ch’é però nel Petrarca bellissima. Cosí è: la condizione del poeta e del prosatore in quel tempo, quanto ai materiali che si trovano aver nella lingua, è la stessa (a differenza de’ tempi nostri che abbiamo a poco a poco acquistato un linguaggio poetico tutto [p. 27modifica]distinto): il prosatore si trova dunque aver poco meno del suo bisogno, e quasi anche tanto che gli basti a una certa eleganza: il poeta che non si trova aver niente di piú bisogna che si contenti di uno stile e di una maniera che si accosti alla prosa. Ed infatti è benissimo definita