Pagina:Zibaldone di pensieri VI.djvu/348

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(3971-3972) pensieri 343

pronome, callar o sempre o per lo piú. In tal caso callado nel senso suddetto non sarebbe che in senso passivo, e non apparterrebbe al nostro discorso (11 decembre 1823).


*    Alla p. 3968. Se i diminutivi in ellus ec. o illus ec. son fatti dalle voci in ulus ec. o sempre o talvolta (ch’é fuor di controversia il talvolta), essi sono contrazioni di ulellus ec. ulillus ec. (11 decembre 1823). Vedi p. 3987.


*    Alla p. antecedente. S’intende che tali composti, derivati ec. non sieno stati formati ec. dagli scrittori ec., ma proprii della favella volgare, e tali che si possano credere conservati; come infatti ve ne sono, anche proprii esclusivamente del solo dir familiare o parlato ec. o de’ piú antichi e rozzi scrittori, e quindi certo delle favelle volgari di allora ec., in assai buon numero. (11 decembre 1823).


*    Alla p. 3961. Spettano a detta categoria la grazia e l’effetto spesse volte singolare delle bellezze forestiere o che hanno del forestiero, sia che questo bello spetti alla fisonomia, al personale ec., ovvero alle maniere ec., ovvero che le maniere sien forestiere e non il fisico, o viceversa ec. ec. ec. (11 decembre 1823). (3972)


*   Risulta da quello che in piú luoghi si è detto circa la natura di una lingua atta (massime ne’ nostri tempi) veramente alla universalità, che ella non solo non può esser piú delle altre lingue capace di traduzioni, di assumer l’abito dell’altre lingue, o tutte o in maggior numero o meglio che ciascun’altra, di piegarvisi piú d’ogni altra, di rappresentare in qualunque modo le altre lingue; ma anzi ella dev’essere per sua natura l’estremo contrario, cioè sommamente unica