Pagina:Zibaldone di pensieri VI.djvu/83

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78 pensieri (3636-3637-3638)

tresí diminutivo, fatto da cuna (che noi pure abbiamo) o ch’e’ sia corruzione moderna di cunula (che si trova in Prudenzio), o ch’e’ sia forma antica latina, diminutiva anch’essa, e contratta da cunula, o indipendente da questo. Vedi il Forcellini in trulla, diminutivo di trua (9 ottobre 1823). Vedi p. 3897, 3993.


*    Alla p. 3310. Non è propriamente (benché si chiami) Amore quello che noi ponghiamo al cibo che ci pasce e diletta, e agl’istrumenti e  (3637) alle cose tutte che servono ai nostri piaceri, comodi e utilità. Perocché l’affetto che ci muove verso questi obbietti non ha nemmeno apparentemente per fine gli oggetti medesimi (che è il caso in cui il nostro affetto si chiama propriamente amore),1) ma noi soli apertamente e immediatamente o vogliam dire i nostri piaceri, comodi, vantaggi, in quanto nostri (9 ottobre 1823). Vedi p. 3682.


*    Alla p. 3586. Quanto piú tai voci e frasi saranno e saranno sempre state, nelle moderne lingue affatto volgari o quanto meno proprie degli scrittori e delle moderne lingue illustri, o meno sospettabili di essere state introdotte dagli scrittori e dalla lingua illustre, tanto piú forte e concludente sarà l’argomento da esse al latino, e dal latino a esse, poste l’altre debite circostanze ec. Onde i nostri dialetti volgari e non mai scritti (se non per giuoco ec.) e che non hanno linguaggio illustre, sono molto a proposito in queste materie, e se ne conferma quello che ho detto della loro utilità per investigar le origini della lingua latina ec. nella mia teoria de’ continuativi verso  (3638) il fine. Altrettanto e piú dicasi intorno alla lingua valacca, che non è stata mai per niun modo, neppure indiretto, influita da niuna letteratura, ch’io sappia (9 ottobre 1823).

  1. Perocché amor vero, cioè che abbia effettivamente per proprio fine l’oggetto amato, o vogliamo dire il suo bene e la sua felicità, non si dà in alcuno essere, neppure in Dio, se non verso lo stesso amante.