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Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1546

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[p. 224 modifica] e desiderar questo. Insomma la disperazione medesima non sussisterebbe senza la speranza e l’uomo non dispererebbe se non isperasse. Infatti la disperazione piú debole e meno energica è quella dell’uomo vecchio, lungamente disgraziato, sperimentato ec. che spera veramente meno. La piú forte, intera, sensibile e formidabile è quella del giovane ardente e inesperto, ch’é pieno di speranze e che gode perciò sommamente, benché barbaramente, della stessa disperazione ec. (22 agosto 1821).


*    Quelli che meno sperano, meno godono della loro disperazione, e meno anche disperano e conservano piú facilmente una speranza, benché languida, pur distinta e visibile in mezzo alla disperazione. Tale è il caso degli uomini lungamente sventurati e soliti ed assuefatti a soffrire e a disperare. Viceversa dico degli altri. La disperazione poi dell’uomo ordinariamente felice è spaventevole (22 agosto 1821).


*    Siccome non v’è infelicità che non possa crescere (p. 1477), cosí non v’è uomo tanto perfettamente disperato che, sopraggiungendolo