Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/2420
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della sventura, cioè l’inevitabilità e l’irreparabilità della medesima, e il non poterne altro, che rinasceva ogni giorno e talvolta con maggior forza di prima, che per lunghissimo spazio era sembrato indomabile e inestinguibile, e piuttosto pareva accrescersi di giorno in giorno che scemarsi; per tutto ciò non può far che ricusi e non ammetta la consolazione del tempo e dell’assuefazione che il tempo insensibilmente e dissimulatissimamente introduce, e che in ultimo, dopo ostinatissima guerra, non si trovi vinto e morto e che quell’animo feroce non pieghi il collo, e non s’adatti a strascinare il suo male senza sdegno e senza forza di dolersene. E ben può egli avere sdegnato e rifiutato per lungo tempo anche la consolazione del tempo, ma non perciò l’ha potuta sfuggire (5 maggio 1822). Si può ricusare la consolazione della stessa necessità, ma non quella del tempo.
* Il punto d’onore, come dicono gli spagnuoli, fu conosciuto egualmente dagli antichi e dai moderni e quasi da tutte le società, benché poco o