Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/2663

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[p. 361 modifica] scrittori, stile e lingua del cinquecento (e del seguente secolo ancora, in cui egli scriveva) sopra quelli e quella del trecento (5 gennaio 1823).


*   In ristretto (insomma) la favella e la scrittura sono indirizzate a’ coetanei ed a’ futuri, non a’ defunti. Pallavicino, loc. sup. cit., pag. 181, fine (5 gennaio 1823).


*   Nemo enim orator tam multa, ne in graeco quidem otio, scripsit, quam multa sunt nostra. Cicero, Orator., num. 108, parlando delle sue orazioni (9 gennaio 1823).


*   Alla p. 2470. Delle metafore Cicerone nell’Oratore, num.134, comandando che l’oratore ne faccia grand’uso [p. 362 modifica]dice: Ex omnique genere (subintell. rerum) frequentissimae translationes erunt, quod eae propter similitudinem transferunt animos, et referunt ac movent huc et illuc; qui motus cogitationis, celeriter agitatus, per se ipse delectat (10 gennaio 1823).


*   In un luogo di Lucilio portato da Cicerone nell’Oratore, num. 149, leggi Aptae pavimento per Arte. Vero è che la sillaba seconda del verso precedente è breve (10 gennaio 1823).


*   Anticamente i latini dicevano maxilla, axilla etc. (Cicero, Orator, n. 155), indi fecero mala, ala ec. Or noi conserviamo l’antico: mascella, ascella, tassello. Dicevano anche siet per sit (vedi ib., num. 159); or