<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3385&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20170928135110</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3385&oldid=-20170928135110
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3385 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 355modifica] ed aver quanto si richiede ad esser poeti, sol che volessero metterlo in opera, o poterlo facilissimamente acquistare e adoperare. Laddove chi non è matematico, pittore, musico ec. non si crede di esserlo, e riguarda come superiori per questo conto a lui ed al comune degli uomini, quei che lo sono. Il genio, da cui principalmente pende e nasce la facoltà poetica e la filosofica, [p. 356modifica]filosofica, non si misura a palmi, come ciò che si richiede a esser medico o geometra. Quindi nasce che quello ch’é piú raro tra gli uomini tutti si credano possederlo. E quindi è che le due piú nobili, piú difficili e piú rare, anzi straordinarie, facoltà, la poesia e la filosofia, tutti credano possederle, o poterle acquistare a lor voglia. Oltre che il genio non può essere né giudicato, né sentito, né conosciuto, né aperçu che dal genio. Del quale mancando quasi tutti, nol sentono né se n’avveggono quand’ei lo trovano. E il gustare, e potere anche mediocremente estimare il valor delle opere di poesia e di filosofia, non è che de’ veri poeti e de’ veri filosofi, a differenza delle opere dell’altre facoltà ec.