Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3691

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[p. 111 modifica] evidente di no verbo perduto, che nel perfetto fece novi, e nel supino notum (come po fece potum che ancora resta, onde potare: resta anche potus, participio ec.), voci poi trasportate al suo derivato nosco, che grammaticalmente è in verità difettivo, non men di novi isti, con cui egli è supplito, facendo d’ambo un solo.1) Cosí memini è avanzo e segno certo di meno perduto, anzi rimasto difettivo; da cui reminiscor o reminisco (mancante di perfetto e supino) che spetta pure a questa categoria, e s’altri v’ha, suoi compagni; come, secondo me, comminiscor, che viene, credo, da meno (non da mens come Forcellini), a cui o a commeno (ignoto) spetta, grammaticalmente parlando, il participio commentus, contratto da menitus o da commenitus (puoi vedere la p. 2774). [p. 112 modifica]Del resto, se in qualunque modo si volesse credere, come si è creduto finora, che, per esempio, suevi suetum sieno propri perfetti e supini di suesco, e non tolti in prestito, allora si dovrà dire che anche scivi scitum, che sono della

Note

  1. Che novi novisti spetti ad altro verbo che a nosco, provasi e dal suo significato del presente (or perché ciò s’e’ fosse il proprio perfetto di nosco? il quale ha pure il presente ec.) e dell’imperfetto nel piuccheperfetto ec.; e dal veder che i grammatici, sebbene da un lato l’appropriano a nosco, dall’altro lato tutti, antichi e moderni, lo considerano e chiamano difettivo, come memini, né piú né meno. Dunque gli suppongono un altro tema, e questo ignoto, come a memini, odi ec.