Pensieri e discorsi/La messa d'oro/VI

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La messa d'oro - V La messa d'oro - VII
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VI.


Non vogliatevi male; anzi date la prova che all’amore ubbidite, sì voi uomini di chiesa, sì voi uomini di scienza, amandovi gli uni gli altri...

Ma gli uomini di scienza interrompono:

“Non è l’amore, se non esclusivamente di sè, [p. 290 modifica]quello che governa come il genere umano così ogni altro genere animale. Con quest’amore di sè, l’uomo anch’esso, come tutti gli altri generi, combatte la sua battaglia di vita... „

E io dico: “L’uomo è dunque ora così come era ai suoi primordi? Eppure quasi tre millenni fa un poeta greco diceva: “E tu dà retta alla Dike, e dimentica al tutto la Bie, chè questa è la legge ordinata agli uomini dal creatore. In vece ai pesci e alle fiere e agli uccelli volanti, legge è mangiar l’un l’altro; poichè non è Dike in essi„. Dike è ciò che mostra un cammino che non è quello della Bie, ossia della violenza; della spinta vitale, direi. No, voi dite, è sempre la Bie a cui l’uomo dà retta: vis est vita, come diceva un altro poeta che, come romano, di forza doveva intendersi. Ma badate! è questione di parole. Se per forza, se per fortezza, se per energia, se per eroismo, se per imperialismo, negl’individui e nei popoli, intendete seguire gl’impulsi della natura, voi adoperate molto male le parole: le adoperate per l’incontrario. Esaminate, per un attimo, voi stessi: se si va a seconda, si possono alzare i remi: contro corrente, bisogna far forza!

Fortezza è il silenzio, non il grido, la rinunzia, non l’assalto, il sacrifizio, non il delitto! Un uomo o un popolo è forte in quanto non già domina, ma si domina, in quanto odia, non già ama, il suo esclusivo interesse! Quando, per esempio, voi giovani ardenti alzate l’aquila imperiale e dal suggesto pronunziate le concioni cesaree, voi dovete considerare che l’imperialismo che voi ammirate e consigliate, o è durevole, e allora è opera di supremo altruismo, o è una egoistica bramosia di dominio, e allora è [p. 291 modifica]efimero. Voi vorreste, senza dubbio, non gl’imperi di Attila e di Tamerlano, ma quello del buon Augusto. Ebbene questo, di Roma, l’impero degli imperi, non fu che la dedizione di Roma ai popoli conquistati, non fu che il dono che di sè fece l’Urbe all’Orbe. Per appena un terzo della sua storia, l’impero fu nelle mani d’imperatori non dico romani ma italici.

E oggi?... Ma non parliamo d’oggi! IL domani terribile sorge, che spezzerà la gioventù della terra, con la dinamite, la panclastite, la lyddite!

Si affaccia ai nostri tempi l’orrenda battaglia universale, che sarà la catastrofe di quello che si chiama il materialismo, e potrebbe chiamarsi il bestialismo, storico. Perchè sì; ai nostri tempi sono accaduti e accadono molti fatti che si prestano mirabilmente a formulare la teorica dell’unico o prevalente interesse, come movente nella storia umana. Ma i nostri sono tempi d’eccezione.

I popoli ora sono come quei viandanti che trovarono il tesoro.

Facevano insieme la loro via, tollerandosi se non amandosi, disposti a mettere in comune il loro viatico, disposti a difendersi dai comuni pericoli, sorreggendosi anche nelle viottole scabrose, e ragionando e confortandosi e consolandosi.

Ma trovarono il tesoro, e meditarono l’uno all’altro la morte.