Pensieri e discorsi/La messa d'oro/XIV

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La messa d'oro - XIII Antonio Mordini in patria
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XIV.


Il candido vecchio si volge, e ci dice: Andate: la messa è finita.

Noi non andiamo ancora, o buon vescovo. È la tua messa d’oro. Sono cinquant’anni che tu adempi il tuo ministero; e noi ti dobbiamo un premio... No; perdona; l’elemosina. Eccola. Un’elemosina ci vuole alla tua vecchiezza non più tanto valida. Eccoti di che costruirti un Ospizio... per i nostri lavoratori raminghi. Noi ti premiamo, noi ti doniamo, noi ti benefichiamo, così. Quelli ci troveranno ricovero istruzioni assistenza e vitto. Ciò farà bene a te. Deporranno lì i loro picconi coi quali mutano faccia al mondo e pur non guadagnano tanto in tutta la lor vita di lavoro da riposare un anno nella loro ultima vecchiaia; sosteranno, nel loro perpetuo cammino, e riposeranno almeno una notte, in un letto, come si suol dire e qui è così ben detto, cristiano. E ciò farà bene a te. Sentiranno, prima di lasciare la patria, per essere forse travolti da frane, avvelenati da miasmi, infranti da cadute, sentiranno una dolce parola [p. 298 modifica]di conforto nella lingua della patria; e la porteranno seco nell’esilio. E ciò farà bene a te. Il bene tuo è quello che si fa agli altri.

Gentili anime che mi avete pazientemente ascoltato, ora, compiuto il suo rito, il santo vescovo ringrazia. Egli, egli, è grato a noi. Imitiamolo. Ritorni a lui la gratitudine di averci ispirato a fare questo po’ di bene. E sia a voi, sia anche a me, gioia, una gioia di quelle che valgono a temperare la tristezza della vita, aver contribuito all’elemosina di questa italica, veramente umana e divina, Messa d’oro.