Per far idolo un ventre io mai non tento
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Questo testo fa parte della raccolta Giuseppe Battista
XLII
I DOLORI ARTRITICI
Per far idolo un ventre io mai non tento
turbar l’alghe rimote ai mari eusini,
né dai torchi di Lesbo imploro i vini,
ma del poco nostrale io son contento.
E pur soggiaccio ai mali, e pure io sento
armarsi contro a me Busiri e Scini,
tutte le tirannie degli Ezzelini
e quanto s’è patito in Agrigento.
Meraviglie dirò. Mai non amata
fu la bella da me Rachele o Lia,
e pur senza fallir la pena ho data.
Siano tutti epuloni, e ciascun dia
larghe indulgenze al genio suo, se nata
dall’astinenza è la podagra mia!