Perzona che lo pò ssapé

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Giuseppe Gioachino Belli

1838 Indice:Sonetti romaneschi V.djvu sonetti letteratura Perzona che lo pò ssapé Intestazione 9 novembre 2022 75% Da definire

L'aribbartatura der capoccio Er famijjare sporca-padrone
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1838

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PERZONA CHE LO PÒ SSAPÉ

     Nò, ccom’è vver’Iddio nun te canzono.
In ne l’usscì1 ddar Zegretar-de-Stato2
Oggi a ddu’ ingresi j’ha ddetto un prelato:
“S’accerti che le mmaschere sci suono.„3

     Sia ringrazziat’Iddio, sia ringrazziato!
Tutte st’antre funzione io te le dono.
Io, pe’ mmé, nun c’è ar monno antro4 de bbono
Che ggirà ppe’ le strade ammascherato.

     Perchè er Papa nun fa cch’er carnovale
Sii da San Stèfino ar ventotto ggiuggno
E da San Pietro poi fin’a Nnatale?5

     Averìa da capì Ssu’ Santità
C’a Rroma co’ la mmaschera sur gruggno6
Ar meno se pò ddì7 la verità.8

17 gennaio 1838


Note

  1. Nell’uscire.
  2. Segretario di Stato. Apocope usatissima dalla nostra plebe.
  3. Ci sono. Modo pretensivo di parlar corretto.
  4. Altro.
  5. [Che è
    quanto dire: "tutto l'anno;, perchè San Stefano viene il
    giorno dopo di Natale, o San Pietro il 29 di giugno.]
  6. Sul volto.
  7. Almeno si può dire.
  8. [E il Belli l'aveva sperimentato più volte. Nel 1820, scrisse "per cantarla a un festino in maschera„ (amico Pascarella, anche in questo t'ha preceduto!) l'Istoria bellissima di Ernesto e di Alice, nuovamente ristampata in Fuligno l'Anno 1759, e che comincia:

    Popolo mio, vi prego tutti quanti
    Al debol canto mio dare attenzione.

    Nel carnevale del 27 andò "a un festino in casa Casciani,„ mascherato da Cavaliere della Rosa rossa, tutto di rosso, dai capelli agli stivali, e distribuì, "scritti in carta rossa, ventotto motti in versi, contenenti tutti qualche parola di rosso„ (Rossini, Rossetti, rossetto, ecc.), Eccone uno:

     Il nascer rosso
    È caso e non virtù; che se il pittore
    Regolasse i natali, e desse il minio
    Solo a colui ch'è d'arrossir capace,
    Forse Arbace era Serse, e Serse Arbace.

    È, come ognun vede, una parodia de' noti versi del Metastasio (Artaserse, att. I, se. 1):

    . . . . . Il nascer grande
    È caso e non virtù; che se ragione
    Regolasse i natali, e desse i regni
    Solo a colui ch'è di regnar capace.
    Forse Arbace era Serse, e Serse Arbace.

    Nel carnevale del 28 si mascherò da ciarlatano, e seguito da "due servitori,„ andò per le strade recitando una cicalata, che con “qualche variazione,„ come avverte egli stesso, fu stampata nel giornale romano Lo Spigolatore del 30 marzo 3G. E tra' suoi manoscritti c'è anche cinquantasei ricette per mascherata da medico o ciarlatano, delle quali ecco qui un saggio: “Acqua ottico - politica per evitare gl'incontri molesti. Recipe sale di corta-vista, spirito di astrazione, corteccia di fretta, olio di starnuti, bollitura di vicoli, acqua di porton-di-trapasso. Uniscivi un pizzico di scuse magre. Distilla in una storta: bagna gli occhi all'uscir di casa; e non vedrai ))iù che a comodo tuo.„ — “Rimedio romantico per sollievo della sensibilità. Prendi galle di cipresso, musco di tombe antiche, lume di luna piena, polvere di deserti, succo di drammi seri, siroppo di noia mortale, estratto di amor trilustre. Fanne una minestra senza sale: empine il ventricolo; e buon pro ti faccia.„ — “Cerotto emolliente per la durezza mtiliebre:„ e sotto, disegnata a penna, una carrozza signorile.]