Piano regolatore di Roma 1883 - Relazione/Quartiere all'Aventino

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Quartiere all’Aventino


Nel trattare del quartiere ai Prati di Castello ci riserbammo di discorrere distintamente, ed a luogo opportuno, della convenienza grandissima di promuovere la formazione di nuovi quartieri in contrade interne, ma ora quasi deserte, fra le quali notammo quella dell’Aventino, come la più importante. L’Aventino infatti, ora con pochi e difficili accessi, ha però un vasto altipiano di circa 18 ettari d’estensione, dei quali 4 soltanto sono occupati dalle Chiese di Santa Prisca, di S. M. del Priorato, di S. Alessio e di Santa Sabina, cogli stabili e giardini annessi; gli altri 14 non sono che orti e vigne in terreno facile, piano, e attissimo ad essere scompartito in spazi, per edificazione di case. Volendo poi profittare dell’altra zona più bassa, prossima alla falda dell’Aventino e che fronteggia la via di Marmorata, dalla Salara vecchia alla Porta S. Paolo, si potrebbero aggiungere altri 8 ettari di terreno fabbricativo, e così in tutto disporre di ettari 22 capaci di essere popolati da oltre diecimila persone. Le falde però del colle Aventino, in ispecie la settentrionale e l’orientale, quantunque assai estese, sono troppo erte [p. 57 modifica]ed accidentate, per tracciarvi una rete di buone strade da quartiere di abitazioni, ma si prestano assai bene allo sviluppo di agevoli stradoni alberati di accesso all’altipiano, tra i quali resterebbero ampie e variate strisce di terreno mirabilmente disposte per istabilirvi casini, villette ed altri luoghi di delizie.

Nel piano regolatore presentato alla Commissione nulla era proposto per l’Aventino, e noi ci determinammo a domandare uno studio nel senso accennato, non solamente per la convenienza di dare assetto ad una parte della città cotanto negletta, e che fu pure una delle regioni più floride dell’antica Roma, ma eziandio per meglio provvedere alla continuità dell’abitato, e collegare in tal modo alla Bocca della Verità, ai Mercati, al Campidoglio ed anche al Celio il quartiere operaio e industriale del Testaccio; il quale, altrimenti facendo, rimarrebbe isolato, e quasi impedito di partecipare alla vita giornaliera cittadina. Lo studio richiesto fu puntualmente eseguito, e trovasi esposto insieme agli altri disegni. La Commissione ritiene che corrisponda al fine ch’essa si era proposto, e spera che il Consiglio deliberi di farlo includere nel piano generale dell’ampliamento della città. Terminiamo questo articolo, col far notare pel quartiere all’Aventino le principali disposizioni del progetto tecnico, come abbiamo fatto per tutti gli altri in questa relazione.

Nel basso dell’Aventino la via della Greca viene continuata a mezzodì del Circo Massimo, lungo il lato di questo opposto all’altro fiancheggiato dalla via dei Cerchi, e fino ad incontrare la via della Moletta. Un viale sviluppato a mezza costa ha origine all’unione delle [p. 58 modifica]vie della Greca e di S. Teodoro; un secondo al bivio della via della Moletta colla via del Falso Aventino; un terzo al Crocicchio delle vie della Moletta, di Santa Saba e di Santa Prisca; un quarto finalmente alla via Alberata di Porta S. Paolo, a metà circa della fronte del quartiere di Testaccio. Tutti e quattro i viali faranno capo all’altipiano in punti pressochè equidistanti del suo perimetro. E l’altipiano è suddiviso da strade fra loro ortogonali, che racchiudono aree fabbricabili, mentre gli spazi liberi fra i viali d’accesso si lasciano ad uso di privati villini, come già abbiamo suggerito. Più difficile era lo studio di dare accesso all’altipiano lungo la parete del colle rivolta al Tevere. Tolto infatti lo stradone ripuario, la distanza orizzontale, fra il piede della scarpa e la cresta, è quasi uguale alla differenza verticale dei due livelli: però la balza essendo formata di terreno tufaceo, ed in più punti sostruita, è facile piantarvi dei muri andatori tracciati a rampe di dolce pendio, e a ripiani con intramezzo di loggie e parapetti centrali. Un ingresso a tali rampe si è disegnato presso la Bocca della Verità, e un altro opposto presso l’arco della Salara Vecchia; a talchè il nuovo quartiere sarà da questa parte del colle legato direttamente a due regioni, una già abitata, l’altra destinata ad esserlo dopo lo svolgimento del quartiere al Testaccio. Mediante un tale artifizio, e con architettura semplice e panoramica, si ascenderà dunque ad una grande strada in sommità dell’Aventino, la quale in forma di rettangolo molto allungato circuirà il Priorato, S. Alessio, Santa Sabina, e dai cui lati occidentale e meridionale si godrà la magnifica vista della [p. 59 modifica]città e della valle inferiore tiberina. Una diramazione di quella strada sarà diretta al bastione di Paolo III, la spianata del quale costituirà un belvedere e un pubblico giardinetto, aggiungendo ornamento alla naturale bellezza dell’Aventino. Il quale per la sua elevatezza e dopo che avrà ricevuto i benefizi della fognatura, dell’alberatura, di copiosa acqua potabile, dei fuochi e del movimento, non potrà non riuscire anche uno dei più salubri quartieri di Roma.